Un'esortazione all'esecutivo che pare rimanga in letargo quando si parla di investimenti sulla security dell'importantissimo comparto dei trasporti su rotaia.
Roma – Il Direttore dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie (ANSF), Marco D’Onofrio, ha presentato la “Relazione preliminare sulla sicurezza ferroviaria 2019” in un evento digitale ospitato sulla piattaforma del CIFI (Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani), alla presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, del Direttore di ANSFISA, Fabio Croccolo e del presidente del CIFI, Maurizio Gentile. All’evento è intervenuto anche Josef Doppelbauer, direttore dell’ERA, l’Agenzia dell’Unione europea per le ferrovie.
Sebbene i dati siano basati su un’analisi preliminare, dunque ancora in corso di lavorazione, possono comunque fornirci un quadro sommario di quello che sarà il report annuale che, come obbligo di legge, verrà presentato entro il mese di settembre al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Una dei primi elementi del documento che salta all’occhio è la bassa percentuale d’incidenti ferroviari che interessa l’Italia. Secondo i dati forniti dal CSI (Common Safety Indicators) e dall’ERA (European Union Agency for Railways), nel Bel Paese nell’ultimo anno si è avuto un unico incidente grave che ha provocato la morte di una sola persona. In generale, nel decennio 2008-2018 l’incidentalità media del periodo riferita al dato di produzione (treni chilometro) in Italia è stata del 0.30. Uno dei risultati migliori in assoluto.
Allora verrebbe da chiedersi: se abbiamo una rete ferroviaria tanto efficiente e sicura a che cosa sono dovute le valanghe di critiche che si abbattono sulla gestione delle pubbliche infrastrutture? In realtà, scorgendo bene i documenti dell’ANSF, è facile intuire come dietro il risultato italiano ci sia stata molta fortuna e poca programmazione.
Basta leggere le righe in merito alla gestione della manutenzione per avere un’idea di quanto la burocrazia nostrana crei delle antipatiche situazioni di impasse gestionale che, spesso e come tristemente noto, vengono sbloccate mediante il ricorso a tangenti e corruzione. Attualmente, trascorsi oltre tre anni dal passaggio sotto ANSF, risultano ancora 7 le reti regionali interconnesse con uno stato di completamento del sistema controllo marcia treno pari allo 0%. “…La gestione del processo manutentivo – emerge dal documento – rimane una delle principali criticità del sistema ferroviario…”.
Circa il 50% dei problemi legati a precursori, inconvenienti e incidenti lievi è correlato a mancanza di manutenzione in una reate che rimane vetusta. Non solo, la direttiva del 2018 inviata agli operatori ferroviari affinché vigilassero sulla revisione dei processi manutentivi ha portato risultati lontani da quelli attesi:
“…La reattività – evidenzia l’ANSF – del settore alla raccomandazione impartita è stata disomogenea e in alcuni casi non adeguata, rendendo quindi necessario sollecitarne la risposta… I risultati della supervisione peraltro danno evidenza di una scarsa efficacia delle azioni adottate ed il permanere di criticità diffuse, di una limitata gestione delle occorrenze nelle analisi dei rischi e della inadeguatezza degli strumenti di supporto alle decisioni del personale operativo che deve adottare provvedimenti di urgenza o comunque restrittivi della circolazione…”.
Tra le inefficienze rivelate dal monitoraggio quelle che risultano perdurano di più sono spesso legate a una comunicazione poco chiara delle procedure stesse, a una scarsa collaborazione tra fornitori e partner e un generale clima aziendale poco costruttivo. Soltanto nel 2019 sono state emesse 6 sanzioni, prevalentemente relative alla mancata attuazione del piano di adeguamento tecnologico da parte dei gestori dell’infrastruttura regionale. Durante le attività di supervisione sui Gestori regionali, l’ANSF ha constatato diverse criticità “…Scarsa capacità di pianificazione per la gestione degli interventi per l’attrezzaggio tecnologico e infrastrutturale delle reti e di controllo della progettazione di tali interventi…”.
A tali defaillance, l’Agenzia Nazionale ha dovuto rispondere emanando sanzioni e negando le autorizzazioni necessarie. Attualmente ai gestori di Ferrovie Udine Cividale, Trasporto Unico Abruzzese e Ferrovie del Sud Est, sono state interdette le autorizzazioni fino a quando non ottempereranno ai doveri pattuiti.
Non è rassicurante vivere in un Paese dove la pianificazione della sicurezza corra in maniera subalterna alla tragedia. Aver avuto una così bassa incidenza di sinistri ferroviari sembrerebbe essere un fatto legato più al caso fortunoso che ai controlli certosini. Un Governo serio e responsabile non aspetta l’inevitabile per agire, gioca d’anticipo. Pianifica, collabora, si confronta. Anche perché, elemento non secondario, con il continuo rinnovo della rete ferroviaria e l’adempimento degli obblighi si metterebbe in moto anche la macchina amministrativa che potrebbe essere pronta ad assorbire nuovi posti di lavoro.
Prima di passare alle conclusioni Marco D’Onofrio e il suo team senza troppi giri di parole consigliano di cambiare rotta: “…E’ necessario un deciso cambio di passo negli investimenti sulle tecnologie di sicurezza della ferrovie interconnesse…”. Un’esortazione all’esecutivo che pare rimanga in letargo quando si parla di investimenti sulla security dell’importantissimo comparto dei trasporti su rotaia.