Cantone aveva chiesto la misura cautelare per Striano accusato di oltre 800 accessi abusivi alle banche dati, ma che il gip ha detto no.
Roma – Le indagini sull’inchiesta per il presunto dossieraggio proseguono e “non è prevedibile la loro conclusione in tempi brevi” in quanto, dagli accertamenti, “sono emersi ulteriori episodi di possibili accessi abusivi” al sistema delle segnalazioni di operazioni sospette. Lo rende noto la Procura della Repubblica di Perugia. In questo periodo, prosegue il procuratore capo Raffaele Cantone, “si è ulteriormente intensificato il rapporto di collaborazione con la Direzione nazionale antimafia che, oltre a svolgere doverose funzioni di coordinamento, ha effettuato approfonditi ulteriori accertamenti sulla propria Banca dati, fornendo importanti riscontri alle indagini in corso”.
L’inchiesta della procura di Perugia sul presunto dossieraggio ai danni di politici e vip sui dossieraggi è tutt’altro che chiusa. Regista dell’operazione di spionaggio un luogotenente della Gdf: Pasquale Striano. Il militare, in servizio alla Procura Nazionale Antimafia, è accusato di almeno 800 accessi abusivi alle banche dati tributarie, antiriciclaggio e dell’antimafia con il solo scopo di reperire informazioni. Cantone conferma che “nello scorso mese di maggio l’ufficio ha avanzato richiesta di misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti dell’ufficiale della Guardia di finanza e dell’ex sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, già sottoposti alle indagini e destinatari nei mesi scorsi di invito a comparire”.
Nella richiesta cautelare, “di 200 pagine”, sono stati portati all’attenzione del Gip “tutti gli elementi raccolti che dimostravano la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, episodio per episodio, ed evidenziate specifiche circostanze, ascrivi ili a entrambi gli indagati” che sono state ritenute “integrare gravi fatti di inquinamento probatorio in grado di danneggiare la genuinità del cospicuo compendio probatorio già acquisito”. Ed è di ieri la notizia che la procura di Perugia ha chiesto l’arresto dell’ex pm Antonio Laudati e del tenente della Gdf Pasquale Striano nell’indagine sui dossieraggi confezionati attraverso accessi non autorizzati alla banca dati della Dia, ma il gip ha rigettato l’istanza.
La notizia, anticipata da ‘La Verità’, è stata confermata all’Ansa. Alla luce della decisione del gip, la procura ha fatto ricorso al Riesame a metà luglio e l’udienza è stata fissata per il 23 settembre. Nel rigettare la richiesta, il gip avrebbe confermato i gravi indizi di colpevolezza ma non le altre esigenze cautelari. Ma Cantone va dritto per la sua strada. Numeri di una mole “mostruosa” ed “inquietante”: una sorta di “verminaio”. In commissione parlamentare Antimafia il procuratore aveva svelato la portata di un’indagine ben più ampia del dossieraggio sotto la lente della Procura di Perugia. Più ampia perché ci sono altri accessi abusivi alle banche dati sono avvenuti nonostante l’inchiesta, con nuovi spioni che alimentano il mercato delle ‘Segnalazioni di operazioni sospette’.
Una questione che va oltre l’indagine aperta sul finanziere Pasquale Striano, l’uomo da cui muove il caso dei presunti dossieraggi, che in quasi quattro anni all’interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 ‘Sos’, digitando il nominativo di 1.531 persone: considerato il resto delle consultazioni alle altre banche dati, si arriva ad oltre diecimila accessi, ma il “numero è destinato a crescere ulteriormente in modo significativo”. I download sono persino il triplo: il finanziere ha scaricato 33.528 file dai sistemi della direzione nazionale Antimafia, per la quale prestava servizio.
Nei prossimi giorni saranno trasmessi alla Commissione Antimafia gli atti relativi all’inchiesta, informa una nota della procura di Perugia firmata dal procuratore Cantone dopo che il gip ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari per l’ex sostituto procuratore Antonio Laudati, oggi in pensione, e per Pasquale Striano, tenente della Guardia di finanza e per anni di stanza alla Direzione investigativa antimafia. Contro l’ordinanza del gip la procura perugina ha presentato appello contestando, fra l’altro, ”l’affermazione del Giudice secondo cui gli indagati avrebbero avuto ‘in tutto o in parte’ accesso agli atti processuali. Al contrario – si legge nella nota – ad oggi, nessuna discovery degli atti vi era mai stata e non erano stati nemmeno
contestati gli esiti delle indagini agli indagati che legittimamente non si erano, come più volte rimarcato, presentati a rendere interrogatorio”.
La segretezza del compendio probatorio era stata “a tal punto cautelata che si era richiesto al Presidente della Commissione Antimafia – organismo bicamerale che ha titolo ad ottenere anche atti coperti dal segreto investigativo – di soprassedere dalla già avanzata richiesta degli atti processuali, fino a quando sarebbe rimasto il segreto ex art. 329 del codice penale. Essendo venuto meno oggi il segreto, gli atti che sono stati trasmessi al gip con la richiesta cautelare, potranno essere trasmessi alla Commissione Antimafia, un adempimento che sarà effettuato nei prossimi giorni”, conclude la nota.