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In manette maitresse colombiane: gestivano due “case” in centro [VIDEO]

L’operazione “Mi amor” dei carabinieri di Caltagirone ha decapitato l’organizzazione che sfruttava le giovani fatte venire dal Sudamerica.

Caltagirone – L’indagine l’hanno chiamata “Mi amor” – l’appellativo con cui le vittime erano solite rivolgersi ai clienti -, e ha permesso ai carabinieri di Caltagirone di alzare il velo su un’organizzazione criminale che reclutava donne provenienti dal Sudamerica per avviarle alla prostituzione.

Oggi i militari hanno coronato lo sforzo investigativo dando esecuzione alle misure cautelari nei confronti di 9 persone (2 in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 5 destinatari dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, di cui 3 anche destinatari di divieto di dimora nel Comune di Caltagirone), in relazione ai reati di associazione a delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Contestualmente, è stata eseguita la misura cautelare reale del sequestro preventivo di due beni immobili nel centro di Caltagirone, adibiti a vere e proprie “case di prostituzione”.

L’inchiesta ha ricostruito ricostruito le modalità organizzative con cui gli indagati curavano a 360 gradi tutti gli aspetti funzionali allo svolgimento dell’attività di prostituzione, dal supporto di carattere logistico, al marketing sui siti on-line.

A capo dell’associazione c’erano due donne provenienti dalla Colombia, dedite anche loro al meretricio, che facevano arrivare le giovani da avviare alla prostituzione all’aeroporto di Catania, dove altri coindagati si occupavano di prelevarle e condurle presso le due case d’appuntamento in centro a Caltagirone, messe a disposizione dai proprietari – consapevoli della destinazione dei locali e per questo indagati – che oltre a tollerare il continuo andirivieni dei clienti, si sarebbero anche preoccupati di garantire la biancheria pulita ad ogni arrivo di nuova ragazza.

Qui le vittime, secondo un rodato sistema di rotazione, sarebbero rimaste solamente una settimana, spostandosi poi, solitamente il lunedì, verso altri comuni siciliani tra cui Messina, Trapani, Palermo e Agrigento, sia per garantire alla clientela un frequente turn-over, che per evitare le attenzioni delle forze dell’ordine.

Durante la loro permanenza nel calatino, le due organizzatrici, avvalendosi della collaborazione degli altri partecipi all’associazione, gestivano tutte le quotidiane e basilari necessità delle loro prostitute, accompagnandole presso esercizi commerciali o agenzie di spedizioni, nonché effettuando loro ricariche telefoniche e pagamento di bollette, il tutto dietro compenso. Oltre al pagamento di tali servizi, le donne avviate al meretricio erano costrette sia a cedere parte dei ricavi derivanti dall’“attività lavorativa”, che a versare giornalmente all’organizzazione una quota, che si attestava tra i 50 e i 100 Euro e che sarebbe servita anche da “canone” per l’alloggiamento nei predetti appartamenti.

Le due straniere infatti, oggi ristrette in carcere a seguito della misura cautelare appena eseguita, trattenevano il denaro in parte per sé, in parte per l’organizzazione, denominata da tutti gli indagati nonché dalle vittime “cadena”. Le indagini, condotte per circa sette mesi, hanno consentito di accertare un grande flusso di clientela, a riprova dell’ampia conoscenza, nella città di Caltagirone, della presenza delle due “case di appuntamenti”. Da quanto accertato, infatti, numerosi gli annunci on-line, pubblicati su svariati siti web di incontri, riguardanti le ragazze che giungevano a Caltagirone, il cui inserimento era curato dalle due colombiane a capo del gruppo criminale.

I due appartamenti sono stati sequestrati, mentre una delle 2 donne indagate è finita in carcere; due uomini di Caltagirone sono invece stati collocati agli arresti domiciliari; sono stati sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria 5 persone, di cui 2 coniugi calatini e 3 residenti in altri comuni. A questi ultimi tre, inoltre, è stata applicata anche la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Caltagirone. Sono ancora in corso le ricerche di una delle due indagate a capo dell’organizzazione criminale.

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