Un quartiere in continua evoluzione con numerosi progetti di riqualificazione che nel tempo hanno trasformato volto e anima. Una sfida per il capoluogo Lombardo
Brenta: si scrive “tredicesimo fiume italiano per lunghezza, che sfocia nel Mar Adriatico”, si legge “stazione della linea 3 della metropolitana di Milano, appartenente al Municipio 4”.
Molti abitanti di questa zona a sud della città meneghina, in particolare lavoratori e studenti che fanno tappa fissa alla fermata della metro o alle pensiline dei bus 34 o 65, si saranno ormai resi conto dell’imponente cinta di mura che si erge tra via Gargano e viale Ortles, esattamente antistante alla Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci. Ebbene, al suo interno, nascosti agli occhi dei passanti distratti, stanno avendo luogo i lavori di riqualificazione di un’area che prenderà la forma di un campus, che ospiterà anche la sede della futura scuola di primo e secondo grado, a indirizzo design, Ludum School.
Perché la scelta di Brenta per la creazione di questo istituto che punta all’eccellenza? Lo aveva spiegato due anni fa Stefano Paschina, fondatore di Ludum, in un’intervista su MiTomorrow . Paschina non aveva fatto segreto del suo desiderio di collocare il campus nei pressi della Fondazione Prada, la cui costruzione e conseguente apertura ha dato al quartiere di Brenta nuovi colori, bianco-dorati come gli edifici di cui si compone questa ex distilleria di gin. Ma soprattutto ha portato nuove frequentazioni, tanto che tutti questi progetti, compreso l’importante Filarete (la Fondazione per lo sviluppo scientifico, tecnologico e imprenditoriale nel campo delle bioscienze) fanno supporre che il suddetto quartiere sarà il prossimo centro della movida milanese, non meno accattivante delle già frequentatissime Colonne e Isola-Garibaldi.
A proposito di Isola: in quanti si ricordano dello shock che gli abitanti del quartiere, ma anche gli “esterni”, hanno vissuto nel vedersi scorrere sotto gli occhi e sotto il naso quelle assurde novità del Bosco verticale o del Parco biblioteca degli Alberi? Assurde non perché non necessarie, tutt’altro: di sicuro perché improvvise e tendenti alla gentrificazione.
Ed eccoci al punto di partenza: non sarà di nuovo la gentrificazione, la riconferma degli status symbol che, spesso, la riqualificazione urbana ed edilizia comportano? Entro la cinta di mura da cui ha avuto inizio la mia riflessione sta sorgendo, insieme alla Ludus, uno dei progetti più ambiziosi legati alla nostra camaleontica città super-al-passo-con-i-tempi: sto parlando del Symbiosis, che proviene dal programma Horizon 2020, di cui fanno parte anche le città di Lisbona e Londra, che ha lo scopo di porre un freno all’inquinamento urbano. Non per niente gli edifici di Symbiosis hanno la promessa di ridurre le emissioni di CO2 puntando al benessere dei cittadini che vivranno o lavoreranno nell’area.
Di proprietà della società immobiliare Beni Stabili, Symbiosis aprirà un nuovo scenario 100% green friendly, perfettamente in tempo per il nuovo evento lancio del capoluogo lombardo, le Olimpiadi del 2026. Garantirà il rifornimento di vasche d’acqua dislocate nell’area del vicino campus scolastico, l’illuminazione sarà a basso consumo sia nelle strutture interne sia sul suolo stesso, con la presenza ipertecnologica di lampioni led. Notevole sarà anche la piantumazione di alberi, sempre fondamentali per ricreare tutto quel verde che altrove sta sparendo inesorabilmente. Ed eccovi servito un quartiere dal passato industriale, con un robusto tessuto social popolare, riappropriato della sua movida, sotto forma però di nuove attività terziarie e associative.
C’è solo da chiedersi che cifre toccheranno i prezzi degli immobili, anch’essi interessati dal cambiamento tanto quanto le persone. Sarà un cambiamento benefico per la massiccia presenza studentesca, diretta ogni giorno a lezione verso l’ultima traversa di via Ripamonti? In attesa della risposta, una riflessione sulle parole di Renzo Piano pare d’obbligo: “Dobbiamo smettere di costruire periferie. Ovunque ci sono grandi buchi neri da recuperare e trasformare, in modo che questi sobborghi diventino luoghi di civiltà, e non solo posti dove si va a dormire”.