Le Regioni dovranno assegnare ai direttori generali delle aziende sanitarie alcuni obiettivi annuali per abbatterle e alleggerire il sistema.
Roma – Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge e al disegno di legge per l’abbattimento delle liste di attesa. Il piano più volte annunciato con cui il governo mira a rivoluzionare la sanità vede tra i punti cardine un Cup unico regionale o infra regionale, il monitoraggio sulle liste d’attesa affidato all’Agenas, un ispettorato generale di controllo sull’assistenza sanitaria fino all’introduzione di visite ed esami il sabato e la domenica. Tra le misure approvate, un registro nazionale delle segnalazioni dei cittadini sui disservizi; aumento delle tariffe orarie del 20% per il personale che dovrà prestare servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa con una tassazione ridotta al 15% e 100 milioni di euro per avvalersi di specialisti ambulatoriali interni per recuperare le liste d’attesa. Nessun taglio alle prestazioni ma classi di priorità verranno indicate dal medico nella richiesta di visita o esami.
Le Regioni assegneranno ai direttori generali delle aziende sanitarie alcuni obiettivi annuali sulla riduzione delle liste d’attesa. Il mancato raggiungimento può determinare la sospensione dall’elenco nazionale dei direttori per un periodo di 12 mesi. Anche gli specializzandi verranno chiamati per abbattere le liste. Il ddl prevede un maggior coinvolgimento dei giovani medici con incarichi fino a 10 ore settimanali. Confermate le misure di contrasto contro il fenomeno dei gettonisti, e possibili assunzioni con contratti di lavoro autonomo. Un provvedimento fortemente voluto dal ministro della Salute Orazio Schillaci, che lo aveva annunciato un mese fa.
E la premier Giorgia Meloni sabato dal palco della kermesse di Fdi in Piazza del Popolo, respingendo al mittente tutte le “fake news” delle opposizioni, lo aveva ribadito: “Con noi più risorse sulla sanità. Nei prossimi giorni il governo varerà un altro provvedimento per costruire un meccanismo nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa” che ad oggi “non esiste”. Così è stato. Nel nuovo provvedimento “ci saranno soluzioni per effettuare visite e prestazioni sanitarie” anche “di sabato e domenica”, ha anticipato la premier, e una norma per “abolire il tetto di spesa per l’assunzione dei medici”.
Previste inoltre sanzioni per i dirigenti sanitari “che non dovessero rispettare gli obiettivi di riduzione delle liste d’attesa”. Ma dopo l’annuncio era scoppiata la polemica. Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute delle Regioni, fa notare che sulle liste d’attesa, “che sia un decreto legge o un disegno di legge, nulla è stato condiviso con le Regioni e questa è l’ennesima occasione perduta”. Le Regioni, aveva replicato Donini, “hanno avuto solo notizie informali e a mezzo stampa per le bozze che sono circolate nei giorni scorsi, e avrebbero necessità e voglia di contribuire attraverso un confronto con il Governo per definire e affrontare in modo adeguato il primo problema o uno dei principali problemi del Servizio sanitario nazionale, ossia le liste d’attesa“.
E ancora, aveva detto Donini: “Sono molto d’accordo con gli operatori della sanità pubblica che inquadrano la priorità assoluta nel definire una maggiore remunerazione a medici e infermieri per rendere più attrattiva la professione, nell’eliminare il tetto di spesa del personale e puntare sul sistema pubblico universalistico“. Ma Schillaci ha più volte sottolineato che la questione sanità è tra le priorità del governo. “Le liste d’attesa – ha sottolineato il ministro – sono un problema annoso italiano. Negli articoli di venti anni fa si leggevano le stesse cose che leggiamo oggi. Ma questo è un Governo che vuole affrontare il problema. Se oggi si legge sul giornale che per fare una risonanza magnetica una signora ha bisogno di un anno e mezzo, dobbiamo tener conto che in Italia non esiste un sistema di monitoraggio delle liste d’attesa”.
Quindi “quando leggiamo alcuni titoli sui giornali, che sono brutti e che io mi auguro che non siano veri” noi “non abbiamo nessun modo per controllare“. E allora, “vogliamo che finalmente in Italia, Regione per Regione, con una regia centrale, si possa controllare dove e quali prestazioni mancano. Perché se vogliamo intervenire realmente – ha aggiunto – e risolvere un problema, dobbiamo sapere dove mancano le prestazioni e quali mancano. Solo partendo da questo si può cercare di rispondere alle domande”. Il testo in dirittura d’arrivo, prevede infatti un investimento da 600 milioni l’anno da replicare fino a fine legislatura, per sconfiggere il nemico numero uno della Sanità italiana. Basta fondi a pioggia alle Regioni: verranno assegnati agli ospedali con le code più lunghe che potranno spenderli per il lavoro extra del personale o per acquistare le prestazioni dai privati.
Un investimento da 600 milioni l’anno da replicare fino a fine legislatura, per sconfiggere il nemico numero uno della Sanità italiana, aveva detto il ministro mesi fa preannunciando il piano. Basta fondi a pioggia alle Regioni: verranno assegnati agli ospedali con le code più lunghe che potranno spenderli per il lavoro extra del personale o per acquistare le prestazioni dai privati. Un piano straordinario che vede in prima linea Schillaci, che servirà a pagare l’extra lavoro di medici e infermieri ma anche per acquistare dalle strutture private le prestazioni se gli ospedali pubblici non ce la faranno con le loro forze.
Interviene sul punto il presidente FNOMCeO, Filippo Anelli: “Negli ultimi 4 anni – dice – le risorse investite dal Governo e quelle del PNRR sono state impiegate per l’ammodernamento infrastrutturale e tecnologico, ma le liste d’attesa mostrano ancora una volta la necessità di mettere a disposizione dei cittadini proprio la professionalità di tanti medici che oggi lavorano nel sistema, sia in maniera diretta alle dipendenze, sia in maniera convenzionata o accreditata, e che sono una ricchezza straordinaria per il Paese. Ora è il momento di investire sui professionisti – aggiunge – per ridurre le liste d’attesa. Occorre migliorare l’attrattività del sistema per arginare la fuga dei medici e promuovere la professionalità dei medici che possiedono competenze esclusive per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini”.
“La sensibilità del ministro Schillaci su questo argomento è molto alta – conclude Anelli – noi abbiamo apprezzato le sue dichiarazioni e siamo certi che in questo momento il Governo saprà continuare a mettere ai vertici della propria agenda il tema della tutela della salute dei propri cittadini, attraverso il potenziamento e il sostegno alla professione medica”.