ilgiornalepopolare frode

Imprenditore si mette “in proprio” anche nelle frodi al Fisco

Con l’operazione Cheap Ink è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo per oltre 650mila euro emesso dal procuratore europeo delegato alla sede di Venezia nei confronti di un imprenditore indiziato di numerosi reati fiscali.

Bolzano – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del capoluogo della provincia autonoma hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal procuratore europeo delegato alla sede di Venezia nei confronti di un imprenditore della città altoatesina indiziato, allo stato delle indagini e salva la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva, di numerosi reati fiscali.

Il provvedimento cautelare è stato emesso a conclusione di attività investigative condotte nel solco dell’operazione Cheap Ink che, all’inizio dell’anno, aveva portato all’esecuzione di 18 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, indagati per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, oltre che al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 58 milioni di euro, pari all’ammontare dei proventi illeciti lucrati dal sodalizio.

L’inchiesta, avviata dalla procura di Bolzano e poi avocata dalla procura europea, ha registrato negli ultimi mesi una nuova svolta, facendo emergere il ruolo dell’imprenditore bolzanino che, originariamente in affari con i vertici dell’associazione criminale, ne aveva, poi, preso le distanze, dando vita ad un’autonoma frode Iva, a vantaggio della propria impresa e di un’ulteriore società, della quale è stato direttore commerciale, entrambe con sede nel capoluogo.

L’inchiesta Cheap Ink era in atto da diversi mesi.

Lo schema della frode, che ha generato proventi illeciti per oltre 650 mila euro, si è rivelato analogo a quello già portato alla luce nella prima fase delle indagini, che avevano cristallizzato le responsabilità di due imprenditori di origine padovana (padre e figlio) e di numerosi fiancheggiatori i quali, dopo aver dato vita a un reticolo di oltre 30 società, tutte formalmente amministrate da compiacenti «teste di legno», avevano iniziato ad importare in Italia rilevanti quantitativi di materiale da cancelleria e di consumo per le apparecchiature di stampa, omettendo sistematicamente il versamento dell’IVA dovuta, per poi rivenderli a prezzi estremamente vantaggiosi.

Peraltro, dopo aver appreso dalla stampa dell’arresto degli imprenditori padovani, l’imprenditore bolzanino, ipotizzando di essere coinvolto nelle indagini e temendo il sequestro dei propri beni, ha iniziato a disfarsi del patrimonio a lui intestato, simulando, tra l’altro, la separazione dalla moglie, al fine di “preservare” la casa di proprietà da un eventuale provvedimento giudiziario.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa