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Impianti solari mai usati, danno erariale da 1,5 milioni: nei guai due dirigenti e tre professionisti

Gli impianti, costruiti nel 2012 per 24 strutture sanitarie, non sono mai entrati in funzione e versano in stato di abbandono. I cinque vanno ora a processo.

Catanzaro – Grossi guai per due dirigenti pubblici e tre professionisti di Catanzaro, che stamani si sono visti notificare un atto di citazione in giudizio per l’avvio del processo contabile, da parte della procura regionale della Corte dei Conti della Calabria. I giudici contabili contestano loro un danno erariale che si stima in circa un milione e mezzo di euro: l’ipotesi è che come responsabile unico del procedimento, direttore dei lavori o con altre mansioni di gestione, siano intervenuti a vario titolo nell’esecuzione dell’appalto per la realizzazione di impianti solari termici per la produzione di calore a bassa temperatura per l’acqua calda sanitaria in 24 presidi ospedalieri ricompresi nelle Aziende Sanitarie Provinciali di Cosenza, Crotone e Vibo Valentia. Impianti però mai usati.

Le investigazioni, che sono state coordinate dal Procuratore Regionale Romeo Ermenegildo Palma e dal Vice Procuratore Generale Giovanni Di Pietro, e condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, hanno riscontrato come gli impianti, costruiti nel 2012, non siano mai entrati effettivamente in funzione a beneficio delle strutture sanitarie, tanto da versare in stato di totale abbandono e incuria, senza eseguirvi nemmeno i previsti interventi manutentivi anto ordinari che straordinari.

Secondo la contestazione avanzata, in fase progettuale non si sarebbe valutato il corretto dimensionamento degli impianti in rapporto alle esigenze effettive delle strutture che ne dovevano beneficiare, ma anche una mancanza di coordinamento con gli impianti idraulici preesistenti, non oggetto di un’adeguata analisi: ad esempio, alcuni di questi impianti sarebbero stati posizionati, addirittura, in zone in cui vi sarebbe stata una scarsa irradiazione solare.

Nella maggior parte dei casi, poi, i lavori sarebbero stati realizzati senza le preventive autorizzazioni o concessioni comunali e, quando necessario, senza le autorizzazioni previste in presenza di vincoli di tutela paesaggistico-ambientale, circostanza che ha indotto i comuni, per alcuni impianti, a comminare delle sanzioni specifiche e ad emettere un’ordinanza di demolizione delle opere eseguite abusivamente.

Conseguentemente agli interessati si contestano delle condotte gravemente colpose sia con riferimento alla correttezza dei progetti che ai successivi controlli demandati alle figure tecniche chiamate a tutelare l’amministrazione pubblica nell’attuazione del programma di miglioramento energetico.

La realizzazione degli impianti è stata coordinata dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza come capofila e stazione appaltante, anche nell’interesse delle altre aziende sanitarie, con la collaborazione tecnico-amministrativa di un consorzio appositamente costituito, con compiti anche di vigilanza e di coordinamento.

Il danno contestato è pari al contributo che era stato erogato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) per la realizzazione degli impianti, nell’ambito di un programma di energia termica rinnovabile per le aziende sanitarie.

Gli atti di citazione in giudizio sono stati emessi dopo la notifica ai presunti responsabili degli inviti a dedurre, con possibilità di produrre all’Autorità Giudiziaria contabile delle apposite osservazioni difensive, opportunamente vagliate.

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