Il movimento dei ‘duri e puri’ gela il partito di Salvini “Staccarsi dall’Emilia, noi siamo altra cosa”. Morrone: “Un passo alla volta”.
Ravenna – Il mai sopito sogno dell’autonomia romagnola sembra trarre nuova linfa dall’approvazione definitiva, ieri alla Camera, del testo sull’autonomia differenziata. L’onorevole Jacopo Morrone ha sventolato nell’aula di Montecitorio il vessillo con la caveja, simbolo della Terra di Romagna. Un simbolo dai molteplici significati, visto che la caveja aveva lo scopo primario di bloccare il giogo per evitare che appesantisse troppo il collo dei buoi. Eppure, nonostante il voto, non tutti vedono le cose allo stesso modo. Il fatto è che la bandiera sventolata ieri è anche il vessillo del Movimento per l’autonomia della Romagna, il Mar, che è tutt’altro che felice che sia stato utilizzato in questa occasione. La considera quasi un’usurpazione.
“Trovo la cosa impropria e scorretta – spiega Giovanni Poggiali, presidente del Mar e fondatore del partito Romagna unita –. Noi certamente crediamo che la Romagna debba avere una sua autonomia e continuiamo a lottare affinché i romagnoli possano eleggere il loro presidente e non quello dell’Emilia-Romagna, unica regione in Italia che ne riassume due. Vogliamo mettere una scheda elettorale diversa in mano ai romagnoli e questo non ha nulla a che vedere con l’autonomia differenziata approvata ieri dalla Camera. L’autonomia per la quale noi lottiamo è rispettosa dell’articolo 5 della Costituzione e si rifà a una battaglia politica della seconda metà del Novecento in cui la sensibilità di un socialista, Stefano Servadei, si sposava con il pragmatismo di un cattolico come Lorenzo Cappelli e la forza repubblicana di Aldo Spallicci, che non voleva assolutamente che il nome Romagna sparisse dalla Costituzione. Purtroppo è stato combinato con quello dell’Emilia ma la Romagna è una regione vera, la cita pure Dante”.
Un sogno, quello della Regione Romagna, che ha anche generato un partito, guidato dallo stesso Poggiali, che si chiama Romagna unita e che vedremo in campo non alle prossime regionali ma nella successiva tornata elettorale, con un piano strategico per la Romagna e il riequilibrio dei consiglieri. Festeggia, invece, la Lega di Salvini. In aula il deputato romagnolo Jacopo Morrone ha dispiegato con orgoglio la bandiera della Romagna. “Di quelle bandiere ne avrò comprate una trentina e le porto sempre con me così come le ho nel mio studio a Forlì – spiega Morrone –. Sono vessilli che rappresentano un territorio, non soltanto un partito o un movimento. Ieri in aula c’erano bandiere di tutte le regioni e io ho sventolato la bandiera che rappresenta la mia”.
Il deputato vede nel futuro della Romagna una maggiore autonomia, ma basata su fatti concreti e possibili, non su sogni difficilmente realizzabili ad oggi. “Invece di pensare di cambiare la Costituzione per realizzare la Regione Romagna, in prima battuta chiederei una maggiore rappresentanza elettorale a livello della regione di oggi; dovremmo avere 14 consiglieri e ne eleggiamo solo 9, una cosa che già ci penalizza. E poi ci dobbiamo mettere del nostro, partendo, ad esempio, dalla realizzazione della provincia unica di Romagna. Abbiamo insieme l’acqua e la sanità; perché non andiamo avanti su questa strada? Una volta costituita la provincia unica, possiamo chiedere deleghe specifiche alla Regione ad esempio in fatto di turismo, di sanità, rimediando agli errori di Bonaccini, e poi di ambiente, che dopo l’alluvione ha bisogno di cure particolari. Dopo e solo dopo possiamo anche lottare per la regione staccata dall’Emilia”.