Il presidente della Camera alla presentazione: “La detenzione non deve trasformarsi in un punto di non ritorno e isolamento da parte della società”.
Roma – “La criminalità minorile è una realtà allarmante. Nel nostro Paese, il numero di minori che commettono reati, anche violenti, è in costante aumento. Questo incontro offre dunque l’opportunità di riflettere sulle ragioni che spingono tanti adolescenti sulla cosiddetta ‘cattiva strada’”. Lo ha detto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nel suo indirizzo di saluto in occasione della presentazione del reportage ‘La Cattiva Strada – Viaggio nelle carceri minorili italiane’. “Le cause – ha sottolineato Fontana – sono molteplici. Oltre a quelle di ordine sociale, culturale ed economico, purtroppo oggi si osserva anche una preoccupante indifferenza e apatìa alla base dei minori che delìnquono. Questo contesto è caratterizzato anche da modelli di riferimento virali e inadatti. Modelli che vengono emulati in modo spregiudicato e che contribuiscono ad affievolire la percezione della gravità delle proprie azioni”.
Un “ulteriore fattore – ha proseguito Fontana – è il desiderio di essere accettati e di affermare la propria identità nel ‘gruppo’, dove la logica del branco incoraggia il compimento di atti illeciti. In un simile scenario, il tema dell’educazione assume un ruolo centrale. È in àmbito familiare e scolastico che vanno affrontati i sintomi di quei comportamenti antisociali che possono sfociare in azioni penalmente rilevanti”. “Il racconto della giornalista di Sky Tg24 Gaia Mombelli, che saluto e ringrazio per il prezioso lavoro svolto, mette in luce questi aspetti. La sua è una narrazione senza filtri, che richiama l’attenzione sulle diverse storie di giovani detenuti, per dare voce a un disagio profondo, di tipo esistenziale. Alcuni di loro sono cresciuti in situazioni molto difficili, altri provengono da contesti socioculturali medio-alti. Tutti si trovano in carcere per riflettere sul disvalore della propria condotta e sulle sue conseguenze”.
Ma la detenzione “non deve trasformarsi in un punto di non ritorno. Troppo spesso, infatti, chi esce dagli istituti penitenziari è destinato all’emarginazione e all’isolamento da parte della società. Si alza così un muro invisibile tra presente e futuro”, ha detto ancora il presidente della Camera. “La sanzione penale finisce per convertirsi in una condanna definitiva alla rassegnazione. È dunque necessario favorire il reinserimento sociale per non lasciare nessuno indietro. In questo modo è possibile risollevare i nostri ragazzi dal bàratro della criminalità. È inoltre fondamentale intervenire in modo preventivo, cercando di intercettare in tempo i segnali di allarme. Istituzioni, politica, famiglie e scuole devono quindi condividere lo stesso obiettivo, intensificando gli sforzi per arginare la delinquenza giovanile e garantire il recupero dei soggetti coinvolti”.
“Auspico quindi che da questa giornata possano emergere spunti e indicazioni utili per vincere queste importanti sfide. Solo offrendo ai nostri giovani maggiori opportunità di scegliere la ‘buona strada’ – quella della consapevolezza, della dignità e della speranza – potremo aiutarli a costruire un futuro migliore”, ha concluso. Quello del reportage è un racconto che restituisce tre differenti prospettive: i ragazzi del Nord, spesso coinvolti in aggressioni con coltelli per motivi futili, cercano un riconoscimento sociale che non trovano in famiglia o a scuola. La loro percezione della realtà è influenzata dai social media, rendendo difficile il riconoscimento del limite tra giusto e sbagliato; i ragazzi del Sud, crescono in contesti legati alla criminalità organizzata, dove l’adesione a certe logiche sembra inevitabile. Molti credono che il loro destino sia già scritto; le ragazze, un tempo coinvolte principalmente in furti e spaccio, oggi sempre più spesso commettono reati contro la persona. Rispetto ai maschi, dimostrano maggiore consapevolezza nel raccontare le proprie motivazioni e il disagio che le ha portate a delinquere.