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Il premier “insultato e bruciato”, benvenuti nel nuovo oscurantismo

Al Carnevalone Liberato di Poggio Mirteto rogo sul pupazzo di Meloni, a Torino arse le sue immagini al corteo pro Palestina.

Roma – Un pupazzo raffigurante il premier Giorgia Meloni brucia al Carnevalone Liberato di Poggio Mirteto, tra la folla festante, come si fa con gli eretici. Intanto a Torino al corteo pro Palestina viene dato fuoco a una sua gigantografia insieme a quella del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Qualche ora prima, riavvolgendo il nastro, si era dimesso dalla carica di presidente del museo di Ostuni in Puglia Luca Dell’Atti. Perchè? Aveva pubblicato una foto della presidente del Consiglio a testa in giù sulla storia del suo profilo Instagram.

Benvenuti nel nuovo oscurantismo, dove l’indipendenza di giudizio non deve esistere e dove la miopia culturale, sociale e valoriale fa da padrona. Avanza e allo stesso tempo ci fa arretrare ai tempi di Giordano Bruno in cui il pensiero libero non poteva vivere né sopravvivere. La libertà non è più il patrimonio dell’umanità ma un valore cui guardare con sospetto.

Che poi il Medioevo non è affatto quel tempo di barbarie e oscurantismo che viene descritto. Anzi, è esattamente il contrario. È il periodo in cui il nostro mondo (Italia ed Europa) ritrova faticosamente la luce dopo le devastazioni delle invasioni barbariche. Queste sì che avevano distrutto tutto. Avevano riportato gli orologi della storia indietro di parecchi secoli. Avevano quasi cancellato ogni segno della civiltà romana, dal diritto alla cultura. Soprattutto la cultura.

La foto del premier a testa in giù pubblicata da Luca Dell’Atti

Ebbene, quella luce che a fatica ha allontanato l’oscurantismo oggi è sempre più fioca. E i barbari continuano a avanzare con prepotenza. Verso la fine della manifestazione del Carnevalone nel paese sabino – di origine anti-clericale ma che negli anni ha assunto altri significati più attuali – trampolieri vestiti da pirati hanno iniziato a circondare il pupazzo di cartone rappresentante il premier Meloni.

Mentre centinaia di persone assistevano al rito carnevalesco, le torce in mano ai trampolieri hanno appiccato il fuoco finché dell’effige non è rimasta più alcuna traccia. Un grande fantoccio con occhi celesti, il vestito a forma di fiamma tricolore e il braccio teso, è stato arso tra i cori “Bella Ciao” e “Siamo tutti antifascisti”. E poi i manifestanti a Torino che hanno fatto lo stesso contro le immagini del premier, arse nella pubblica piazza.

Il primo a telefonare in segno di vicinanza alla Meloni è stato il presidente del Senato Ignazio La Russa, senza nasconderle di essere molto deluso dalla mancanza di solidarietà da parte delle forze di opposizione, che “ieri e oggi non hanno condannato le gravi parole del governatore della Campania Vincenzo De Luca contro la presidente del Consiglio (“Lavora stronza”). “Il rispetto per le istituzioni deve andare oltre le appartenenze politiche”, è il pensiero di La Russa. Solidarietà arrivata anche dal presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana: “la manifestazione delle opinioni non deve trasformarsi in messaggi di odio e di violenza”, ha detto.

In effetti gli insulti di De Luca a Meloni, a cui non ha chiesto scusa, sono passati nel silenzio generale del Pd. E addirittura Pina Picierno ha giustificato quel comportamento: “Quei sindaci protestavano contro l’Autonomia differenziata e non solo non sono stati ricevuti ma sono stati caricati e poi è arrivata la dichiarazione offensiva della Meloni”.

Il governatore Vincenzo De Luca

E a nome del gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, il capogruppo Tommaso Foti si indigna ed è solidale con la premier “per le continue violenze che è costretta a subire. Da ultimo l’episodio a Torino, in occasione di un corteo pro-Palestina. Una pericolosa deriva di violenza che non è più in alcun modo tollerabile e che travalica i limiti della legalità e del civile confronto politico. Ci auguriamo una netta presa di posizione da parte di tutto il mondo politico, primi fra tutti il sindaco di Torino e la segretaria del Pd Schlein, perché il girarsi dall’altra parte è altrettanto una colpa”.

“Tutto mi divide da Giorgia Meloni e da FdI. Ma tra avversari la prima cosa è il rispetto. E la condanna senza esitazioni di aggressioni, insulti, odio fa parte di questo rispetto reciproco. La mia solidarietà, personale, umana, politica”, scrive sui social il senatore Pd Filippo Sensi, mentre il senatore della Lega Claudio Borghi richiama alla “tolleranza zero verso chi alimenta la cultura dell’odio”.

Dalla sinistra neppure una parola, ad eccezione di Sensi. Guai se fosse successo a qualcuno dei loro. Siamo entrati in una fase “crepuscolare”, ci troviamo in un mondo moderno eppure meno libero, in un contesto retrogrado, in un torpore da cui c’è il rischio di non svegliarsi più.

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