Il pizzino, la mazzetta e il presunto giro di tangenti nella sanità

Il dirigente sanitario del Sant’Eugenio e l’imprenditore Terra ai domiciliari. L’indagine ha ricostruito incontri, pranzi e aperitivi che facevano da cornice a un presunto giro d’affari occulto.

Roma – Un pranzo alla Garbatella, un aperitivo e infine una busta infilata nel vano portaoggetti di una Smart. È la sequenza che ha portato all’arresto di Roberto Palumbo, primario dell’Unità operativa complessa di nefrologia e dialisi dell’ospedale Sant’Eugenio, e di Maurizio Terra, amministratore unico della Dialeur. Entrambi sono finiti ai domiciliari con l’accusa di corruzione, al termine di un’indagine che ha svelato un presunto sistema di tangenti legato all’indirizzamento dei pazienti verso cliniche private convenzionate.

Gli investigatori della Squadra Mobile hanno documentato lo scambio di denaro il 5 dicembre scorso, dopo un pedinamento durato ore. Palumbo, a bordo della sua Smart, aveva appena ricevuto da Terra una busta contenente tremila euro, suddivisi in 56 banconote da 50 e due da 100, come riferisce Repubblica. La somma, secondo l’accusa, rappresentava il compenso per ogni paziente dirottato dal Sant’Eugenio ai centri privati.

Il meccanismo era collaudato: Palumbo garantiva un flusso costante di pazienti, le cliniche ottenevano i rimborsi dalla Asl e, in cambio, il primario incassava mazzette mensili. A confermare il presunto sistema corruttivo, un pizzino sequestrato nella sede della società fantasma Omnia 2025 srl, gestita da un ragioniere del Tuscolano e creata per giustificare i movimenti di denaro. Sul foglio, una nota inequivocabile: “Ogni mese tremila k, poi li riprendo dagli utili netti”.

La giornata del duplice arresto racconta bene la rete di relazioni. Palumbo incontra una collega chirurgo per pranzo, mentre Terra si riunisce con altri medici e dirigenti sanitari, anch’essi indagati, in un ristorante della Colombo. Nel pomeriggio, i due gruppi si ritrovano a un convegno e poi a un aperitivo. È lì che, al termine della giornata, avviene lo scambio della presunta mazzetta sotto gli occhi attenti degli agenti dell’anticorruzione.

Secondo l’accusa, il sistema Palumbo coinvolgeva sei strutture private convenzionate. Un ex paziente ha raccontato agli inquirenti che il primario avrebbe esercitato un vero e proprio monopolio sulla dialisi.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Roma, punta ora a ricostruire l’intera rete di rapporti e a verificare le responsabilità di chi, nel sistema sanitario regionale, avrebbe dovuto vigilare.