Lara Comi, classe 1983. In Lombardia era quella che tutti suggerivano di votare. Quella seria, affidabile e responsabile, quella sui “santini” e sui cartelloni. E’ stata arrestata per corruzione, truffa e finanziamento illecito.
Lara Comi è una politica italiana, eurodeputata al Parlamento europeo dal luglio 2009 al giugno 2019. Ha conseguito la laurea triennale in Cattolica, la specialistica in Bocconi: entrambe in economia. Un tirocinio in Uruguay, un passaggio veloce alla Giochi Preziosi, poi la vocazione civile. Portavoce del partito a Saronno, Miss 63mila preferenze in collegio nord ovest alle successive europee. Un’ascesa costante e implacabile. Questa la biografia.
Lara Comi in Lombardia, invece, era quella che tutti suggerivano di votare. Quella seria, affidabile e responsabile, quella sui “santini” e sui cartelloni. Ricordo ancora lo sfondo giallo sull’A4 e il suo volto affabile e sorridente in sovraimpressione. Lara Comi tranquillizzava. Una donna pulita, una “donna con le ovaie”, si diceva. Una emersa dalle prime nidiate berlusconiane, che si sa che Silvio le donne le ha tanto umiliate quanto valorizzate. Una Carfagna in miniatura.
Lara Comi, classe 1983, ieri è stata arrestata. Corruzione, truffa e finanziamento illecito. Addirittura “refrattaria alle regole”, la definisce il Gip. Restituendole un profilo rivoluzionario che fa quasi a pugni con la sua storia politica. Giri di soldi, tangenti e consulenze dell’Afol Città metropolitana. Poi le agenzie di stampa e la gogna mediatica.
Lara Comi segue cronologicamente Pietro Tatarella, arrestato poco prima delle europee. Quello che è stato “corrotto anche con i biglietti dei Coldplay e della Champions”, titola Repubblica. Quello che diceva che la politica “è una questione di piccioli”. Erano i due candidati di punta di Forza Italia in Lombardia. Giovani di belle speranze, si diceva a Milano. E a Milano ora si dice che ne seguiranno altri, e neppure pochi. Stessa età, più o meno, stesso partito di provenienza, solo questione di tempo.
Mentre la giustizia fa il suo corso (e va detto, se non altro per dovere di cronaca, che da più fonti riservate le modalità di azione della procura vengono aspramente criticate), una riflessione comunque si impone. Il berlusconismo ha avuto luci e ombre, lo giudicherà la Storia. Al di là dei giudizi, sembrava quantomeno appurata la funzione storica del berlusconismo, consistente nella presunta capacità di scrostare lo status quo e offrire un’opportunità di protagonismo a tante e tanti giovani outsiders, fino ad allora estranei alla politica (“non politici di professione”, ripeteva il mantra). Silvio, padre arzillo, ha i suoi difetti, ma tanto dopo di lui ci saranno loro, era l’augurio.
Bene: a Milano (origine e catarsi del berlusconismo), questi giovani li stanno arrestando uno a uno, come i dieci piccoli indiani. Il rischio concreto di tutto ciò è che la Storia non abbia più niente da giudicare, se non una parentesi insignificante di yuppie mancati e di “figli delle stelle” corrotti.
Il nulla con il nulla attorno.