l'amore per la pulizia, ereditato e perpetuato per circa tutto il Medio Evo, è scivolato nell'oblio tra il periodo rinascimentale e I'lluminismo
Fin dai suoi albori l’uomo si è dimostrato intrepido scopritore e geniale inventore, capace di guadagnare incredibili traguardi. Talvolta, però, è stato anche l’ideatore e il predicatore di enormi “castronerie”. Ciò che l’ignoranza ha potuto generare nel corso della storia è oggi letto come una curiosità, a volte un po’ ripugnante, di un periodo che più non ci appartiene. Purtroppo però credenze da noi ritenute folli o assurde vigevano, in tempi passati, come dottrine incontrastate in grado di mietere vittime, talvolta nello spirito tal altra anche nel corpo.
Trattiamo oggi uno di questi sfortunati parti del genio umano: il rapporto tra igiene e ignoranza.
Quando visitiamo siti archeologici di epoca romana restiamo affascinati dalla ingegnosità delle architetture, dalla complessità delle reti idriche e di quello che è il vanto di questa cultura antica: le terme. Private o pubbliche che fossero, prevedevano vasche e soluzioni diverse per ogni tipo di bagno: frigidarium, tepidarium e calidarium erano luoghi di incontro, di condivisione, di affari e non da ultimo di pulizia.
Eh sì, possiamo, con assoluta certezza, affermare che un cittadino dell’Urbe teneva particolarmente all’igiene personale. Aveva cura di lavarsi, depilarsi e usare unguenti per mantenere la pelle liscia e profumata: un piacere per gli occhi, ma anche per le narici!Purtroppo, però, l’amore per la pulizia, ereditato e perpetuato per circa tutto il Medio Evo, è scivolato nell’oblio tra il periodo rinascimentale e l’Illuminismo.
Come mai?
L’azione sinergica del malessere generato dalle nuove malattie diffuse, delle correnti di pensiero in campo medico e dei dettami morali della Chiesa ha scavato un abisso di “sporcizia” protrattosi per secoli.In particolar modo tra il XV e il XIX secolo il rapporto uomo-igiene assunse tinte tragiche anche a causa di pregiudizi e ignoranza.
Va ricordato, innanzitutto, che all’epoca i bagni erano per lo più pubblici: uomini e donne si spogliavano e lavavano assieme e, si sa, l’occasione fa l’uomo ladro, perciò, non di rado, un’abluzione si poteva concludere con una festa per i sensi. Ovviamente la Chiesa non poteva restare indifferente di fronte a tanta manifesta immoralità e, ad uno ad uno, fece chiudere i bagni pubblici.
Bagni chiusi, sporcizia dilagante. La diffusione della peste nera a più ondate e della sifilide spinse i medici a supportare in tutto e per tutto tale decisione, motivando scientificamente che il vapore caldo apriva i pori della pelle ed indeboliva il corpo esponendolo più facilmente all’aria infetta.
E poi c’erano le dicerie e i pregiudizi, armi affilatissime e pericolose, per assoggettare le giovani menti e colpire chi osava camminare contro corrente. Così, per distogliere le fanciulle dal desiderio di lavarsi, nonostante il prurito causato dai parassiti della pelle e del cuoio capelluto, si riempivano loro le teste di voci tanto prive di fondamento quanto estremamente convincenti: “solo le meretrici si lavano spesso”, “le ragazze che si immergono in acqua diventano sciocche” e naturalmente “anche una vergine può restare incinta” se nell’acqua del bagno si sono immersi uomini per qualche tempo.
E a proposito di “teste”, ricordiamo con dispiacere che le antiche parrucchiere, all’epoca chiamate “lavatrici di capeta”, erano associate alle prostitute, poiché una donna che immergeva le mani nell’acqua e massaggiava il cuoio capelluto di un uomo lo spingeva in tentazioni con un gesto considerato estremamente erotico.
Certo la repressione sessuale gioca brutti scherzi! Il semplice tocco gentile di una donna tra i capelli che, ricordiamoci, dovevano essere tutt’altro che puliti e morbidi al tatto, veniva frainteso come atto di seduzione.
Dallo Statuto del Comune del Popolo di Perugia del 1342 si evince chiaramente che prendersi cura delle capigliature dei signori uomini era considerata, per una donna, un’attività intima e promiscua, addirittura paragonabile a quella di una prostituta. “…Nessuna meretrice, ovvero puttana, ovvero lavatrice de capeta…”: nessuno spazio ai fraintendimenti.
Ora chiederei a voi lettori di immaginare come doveva essere consumare un rapporto sessuale in un’epoca in cui il bagno non era contemplato e in cui le uniche parti del corpo soggette all’azione rinfrescante dell’acqua erano mani e parte del viso e, spesso, a giorni alterni.
Provate ora a pensare alla reggia di Versailles, ai giochi d’acqua dei suoi famosi giardini e al suo anfitrione che passeggia circondato dal lusso sfrenato e dallo sfarzo inimmaginabile: il leggendario Re Sole. Ebbene proprio lui, oggetto di desiderio di molte donne, intento a passare da un letto all’altro e a dividere le notti tra le tante amanti, si vantò in tutta la sua lunga vita di aver ceduto a un solo ammollo all’età di vent’anni. Immaginatelo in uno splendido letto a baldacchino tra lenzuola candide, il corpo intrecciato a quello di una bella donna preso nel gioco amoroso: un ritratto altamente erotico, un vero godimento per gli occhi. Affinate ora l’olfatto. Ciprie, talco, unguenti odorosi e fazzoletti profumati all’arancia amara non avevano alcun potere sui reali umori emanati dai corpi sudati che professavano la stessa forte repulsione per l’igiene personale. Un vero tormento per le narici!
Senza voler scendere in particolari feticismi, credo di parlare almeno per il 90% di noi quando dico che sesso e igiene dovrebbero andare a braccetto, che “il naso vuole la sua parte” e che ci sono poche cose piacevoli e rilassanti quanto un bagno di vapore profumato.