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Il fiume Neto è in agonia: colpa di una discarica consortile

Sequestrata, per inquinamento ambientale, la discarica consortile di rifiuti in località “Vetrano” di San Giovanni in Fiore (CS), di proprietà del consorzio “Valle Crati”. Ha ridotto il fiume Neto in condizioni pessime.


Cosenza – Il sequestro è stato effettuato dai carabinieri del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del capoluogo calabrese, coadiuvati dalla Stazione forestale di Aprigliano, in esecuzione di un decreto emesso dal tribunale cosentino su richiesta della procura della Repubblica.

La discarica, secondo quanto è emerso dagli accertamenti investigativi, avrebbe provocato l’inquinamento del fiume Neto e del torrente Vardavecchia. Oltre alla discarica sono state sequestrate le opere di collettamento, raccolta e scarico del percolato. Nell’inchiesta della procura di Cosenza che ha portato al sequestro sono indagate 4 persone. Si tratta del responsabile tecnico del consorzio Valle Crati, Oreste Citrea, di 53 anni; di Simone Pescatore (36), tecnico incaricato della gestione della discarica; di Giuseppe Lopez (67), gestore di fatto della società “Edil Diana”, e di Rosa Barberio (66), rappresentante della stessa società.


Le quattro persone indagate nell’inchiesta sono accusate di avere provocato colposamente la compromissione ed il deterioramento delle acque del fiume Neto e del canale Vetrano-Vardavecchia, in cui venivano sversati svariati quantitativi di percolato prodotto all’interno della discarica. In occasione dei numerosi sopralluoghi che sono stati effettuati, anche in orario notturno, nel corso dell’indagine, le acque del fiume e del canale si presentavano maleodoranti, intrise di schiume e di aspetto torbido a causa del fatto che il percolato prodotto dalla discarica, fuoriuscendo da diversi punti di rottura, veniva scaricato senza subire alcun processo depurativo. Una situazione che, secondo quanto è emerso dalla documentazione che è stata sequestrata, era nota da tempo.

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