Alla piccola isola servono con urgenza centinaia di autorespiratori ma pare che gli Usa osteggino la richiesta. I medici ed infermieri cubani, fra i migliori del mondo, sono partiti per aiutare le popolazioni colpite dal terribile morbo. Chi aiuterà i cubani?
Ci siamo emozionati vedendo i medici cubani atterrare in Italia. Ci siamo sentiti interconnessi con altri popoli, più umani, più solidali. Nei primi giorni della pandemia Russia, Cina e Cuba, ci sono venute incontro, offrendoci il proprio aiuto in maniera incondizionata. Gratis et amore Dei, come si dice. Mentre l’Europa delle banche voltava lo sguardo da un’altra parte, liquidando il problema Covid-19 come un qualcosa di unicamente italiano. Dunque che se lo piangano loro, pensavano i cugini, gli asburgici e gli anglosassoni. Ma se questa crisi sanitaria avrà un merito, sarà quello di aver mostrato il vero volto di talune nazioni che a torto ritenevamo amiche. Paesi dell’UE dove le politiche sanitarie sono piegate ai diktat del profitto e del consumo. E si perché mentre in alcune realtà la crisi è stata affrontata in maniera corale cercando, ove possibile, di non lasciare indietro nessuno, in altri luoghi sono state progettate fosse comuni. Negando anche quella dignità che almeno davanti alla morte si dovrebbe manifestare. Ebbene il dado è tratto, gli interessi del libero mercato hanno vinto un’altra volta. Il soldo per la vita. Come sempre.
Una ulteriore conferma, qualora fosse stato necessario, è giunta in queste ore proprio dalla piccola isola di Cuba. Infatti la terra di Fidel Castro non sarà in grado di acquistare ventilatori polmonari dai suoi fornitori abituali, in quanto due delle aziende specializzate nella produzione di queste apparecchiature mediche sono state acquisite da una società statunitense. Sappiamo tutti quanto tali attrezzature siano necessarie nella lotta al Covid-19 e sappiamo anche quanto possa essere letale non possederle. L’embargo che da più di cinquant’anni pende sulla testa di Cuba non è stato scalfito neanche dalla crisi sanitaria mondiale. Ad informare la popolazione delle nuove restrizioni è stato il ministro degli Affari Esteri Eugenio Martínez Enríquez. Tramite un post su Twitter il politico caraibico ha avvisato i suoi connazionali della triste situazione:
“…Numerosi fornitori hanno informato la società MEDICUBA di non essere in grado di fornire i ventilatori polmonari – ha detto il ministro – poiché i produttori IMT MEDICAL AG e ACUTRONIC sono stati acquistati da Vyaire Medical Inc, una società con sede in Illinois, USA, e l’embargo lo impedisce…”.
A infrangersi contro la realtà, però, non è solo il sogno cubano di potersi dotare di adeguate attrezzature mediche ma anche le parole dell’ONU che fino a qualche giorno fa invitava il mondo intero alla cooperazione e alla solidarietà. Non solo. La piccola isola davanti alle coste americane che subisce le “pressioni” da parte della maggiore potenza mondiale, attualmente è impegnata in 59 nazioni con altrettante brigate mediche. L’isola del Fidel fornisce aiuto ed esperienza professionale ai medici e agli ospedali di tutto il mondo.
Donald Trump, dunque, non sembra abbia intenzione di allentare la morsa su Cuba. In realtà, che la politica estera statunitense non sarebbe cambiata neanche davanti al Coronavirus si era potuto notare già dal 22 marzo. In quella data il magnate cinese Jack Ma aveva annunciato la donazione di circa 400 mila mascherine destinate al Sud America. Secondo quanto riportato dall’Ambasciatore cubano in Cina le mascherine, però, non sarebbero mai arrivate all’Avana:
“…Lo sforzo nobile, enorme ed encomiabile del fondatore di Alibaba – aveva dichiarato Il diplomatico Carlos Miguel Pereira – è riuscito a raggiungere più di cinquanta Paesi in tutto il mondo ma non ha potuto toccare il suolo cubano. Non importa quanto necessarie potrebbero essere queste risorse a sostegno della battaglia che portiamo avanti. (…) Ancora una volta il blocco ingiusto, arbitrario e illegale (di Washington n.d.r.) sconvolge tutto…”.
Il diplomatico, distaccato in Cina, con malcelata amarezza, si è fatto portavoce di quello spirito di resistenza che da sempre contraddistingue la popolazione cubana. “…Le cose saranno sempre più difficili per l’Isola – ha concluso Pereira – ecco perché ogni risultato, ogni piccolo passo in avanti, diventa un enorme trionfo contro i demoni…”,