I dem rispondono alle parole di Meloni con un flash mob che si terrà oggi alle 12 sull’isola del noto Manifesto diventato della discordia.
Roma – Il caso Ventotene, con le polemiche dell’opposizione seguite alle parole della premier sul noto Manifesto, continua. Un ‘pellegrinaggio’ laico all’isola è la risposta del Partito Democratico del Lazio, lanciata dal segretario regionale Daniele Leodori, alle parole di Giorgia Meloni nell’Aula di Montecitorio contro quel Manifesto di Ventotene che ha rappresentato la scintilla per il percorso di integrazione europea. La piattaforma della mobilitazione è chiara: “In risposta alle recenti dichiarazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha espresso la sua distanza dal Manifesto di Ventotene, invitiamo tutti i cittadini, le associazioni e le istituzioni a partecipare a un flash mob che si terrà sabato 22 marzo 2025 alle ore 12,00 presso l’isola di Ventotene, luogo simbolo della nascita dell’idea di un’Europa unita e democratica.
Il Manifesto di Ventotene“, ricorda Leodori, “redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, rappresenta una pietra miliare nella costruzione dell’Unione Europea, promuovendo valori di unità, pace e cooperazione tra i popoli. Le recenti affermazioni della Presidente Meloni hanno suscitato un acceso dibattito politico e istituzionale, evidenziando la necessità di riaffermare con forza i principi fondanti dell’Europa”. Il flash mob sarà, quindi, un momento di riflessione collettiva e di celebrazione dei valori europei, con letture pubbliche del Manifesto e interventi di personalità del mondo della cultura e della politica. “L’evento è aperto a tutti coloro che credono nell’importanza di un’Europa unita e solidale. Invitiamo la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a partecipare a questo momento simbolico”, conclude l’appello.

Al momento hanno risposto ‘presente’ soprattutto esponenti locali del Pd. Ci saranno, sicuramente, il senatore Filippo Sensi, i deputati Andrea Casu e Roberto Morassut. Tutta l’opposizione è insorta, mentre dallamaggioranza hanno replicato Claudio Borghi (Lega), Maurizio Gasparri (FI), Lucio Malan (FdI) e Michaela Biancofiore (Civici d’Italia) che hanno difeso il diritto di criticare il Manifesto e la libertà di espressione. “Capisco la simbologia e i protagonisti, non mi sfuggono. Però si può anche dire che in alcuni documenti del passato, fossero i libri di Gentile sull’attualismo, fossero le tesi di Gramsci o il manifesto di Ventotene, alcune cose non andavano bene”, ha aggiunto.
Intanto mentre le opposizioni si preparano a Ventotene, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rivendica i risultati ottenuti dall’Italia al Consiglio europeo su diversi fronti, dall’attenzione a non fare pesare gli investimenti per la difesa sui debiti nazionali, alle aperture nel campo dell’industria e dell’automotive con il focus sulla neutralità tecnologica e il rinvio delle multe ai produttori di auto che non raggiungono il target di emissioni per il 2025. E sul casus belli replica: “Ho solo letto alcuni passaggi e chiesto quale fosse il messaggio politico. Non ho insultato nessuno. Ho visto una sinistra scomposta, illiberale, nostalgica. Rivendico il diritto di non condividere quel testo”, afferma Meloni, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla bagarre in Aula seguita al suo riferimento al Manifesto di Ventotene.

“Mi ha colpito una reazione così scomposta a una critica politica legittima. Il messaggio di fondo di quel testo è che il popolo non può autodeterminarsi e deve essere educato, non ascoltato, come ripreso da tanti editoriali di Eugenio Scalfari. È un’idea che non condivido”, evidenzia. Archiviando la polemica, la presidente del Consiglio snocciola i risultati portati a casa dall’Italia. A partire dall’inserimento nelle conclusioni del Consiglio della proposta italiana per fornire garanzie europee agli investimenti privati nella difesa: “Non sono eurobond, ma strumenti esistenti come InvestEU. Saranno poi gli Stati a decidere se usarli. L’Unione europea può solo mettere a disposizione un ventaglio di strumenti”, precisa.
E mentre la sinistra guarda all’isola di Ventotene i Conservatori europei guardano a Subiaco. A loro vedere le radici dell’Unione europea sono aggrappate al santuario del Sacro Speco di Subiaco ben distanti dall’isola di Ventotene dove fu scritto il Manifesto al centro della bagarre politica di queste ore: è la ‘regola’ che caratterizza le giornate dei Conservatori riuniti nel piccolo borgo laziale, alle porte di Roma, per celebrare San Benedetto, patrono d’Europa, e dedicate alle “radici cristiane” europee. Una ‘regola’ declinata al presente dai Conservatori europei proprio nei luoghi in cui un giovanissimo San Benedetto da Norcia forgiò il suo “prega e lavora”. Difendere le proprie radici, un’Europa confederale basata sul principio di sussidiarietà senza cancellare i poteri dei singoli Stati: è il mantra dell’iniziativa che fa il bis dopo che lo scorso anno, sempre a Subiaco, fu firmata la “Carta dei valori conservatori”.