Il caso della bimba che deve andare in casa famiglia: il condominio si ribella

E’ accaduto a Roma pochi giorni fa. La vicenda al centro di una conferenza stampa indetta da Stefania Ascari (M5S). Interrogazione a Nordio.

Roma – Dalla Capitale arriva una storia straziante, ma anche di solidarietà umana. La protagonista è una bambina di 5 anni, che deve essere portata via dalla madre e trasferita in una casa famiglia. Ma lei non ci sta, supplica di rimanere con la sua mamma: si nasconde sotto il tavolo, piange, urla, addirittura si fa dare dello scotch per legarsi ad una sedia. Una scena terribile che si pone davanti a chi deve portarla via: la bimba è disperata. A quel punto i vicini di casa e l’intero condominio si mobilitano in suo soccorso. Fanno da barriera al suo trasferimento, si ribellano, e gli operatori che devono eseguire il decreto del tribunale dei minori, secondo il quale la bambina deve entrare in casa famiglia, rinviano il prelevamento coatto.

L’episodio è avvenuto a Roma, nel quartiere Monteverde, solo pochi giorni fa. Oggi sul caso è stata convocata una conferenza stampa alla Camera, presente, tra gli altri, anche la mamma della piccola. La deputata M5S Stefania Ascari ha presentato una interrogazione urgente al ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Come si può pensare – scrive che un atto di tale violenza sia nel supremo interesse del minore? Il caso evidenzia criticità nelle procedure di esecuzione di provvedimenti di allontanamento di minori, che dovrebbero sempre garantire la centralità del loro interesse superiore e, qualora necessari, avvenire con modalità che evitino traumi psicologici e violazioni della dignità degli interessati. Inoltre si ripropongono i rischi di prevedere il diritto alla bigenitorialità a ogni costo”.

Tra l’altro, il padre della piccola risulta attualmente sotto processo per il reato di maltrattamenti in famiglia ma una consulente psicologa del giudice sostiene che la mamma ha trasmesso alla minore il “rifiuto genitoriale” e quindi l’ha esposta a “un trauma dissociativo”. Per la consulente, la bimba, che ha disegnato il padre che le lega le mani e ha raccontato di punizioni e percosse “è suggestionata e immersa nel conflitto tra i due genitori”. Di qui la decisione del tribunale la cui esecuzione è stata solo rinviata.

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