I vertici uscenti di Arera si aumentano lo stipendio di 70mila euro

L’Authority per l’energia ha approvato l’incremento salariale poco prima della scadenza dei mandati. Opposizioni all’attacco.

Nuova bufera sugli stipendi dei vertici delle autorità pubbliche. Dopo la controversia che ha investito il presidente del Cnel Renato Brunetta, costretto a fare marcia indietro sull’aumento del proprio compenso, stavolta nel mirino finisce l’Arera, l’Autorità di regolazione per Energia reti e ambiente. I commissari hanno deciso di incrementare le proprie retribuzioni di circa 70mila euro annui, sfruttando una sentenza della Corte Costituzionale che ha rimosso il limite massimo di 240mila euro per i dirigenti apicali del settore pubblico.

La tempistica della decisione ha sollevato immediate proteste: la delibera risulta approvata il 25 novembre scorso dal presidente Stefano Besseghini e dai commissari attualmente in carica, proprio mentre si avvicina la conclusione del loro mandato. Il nuovo collegio è già stato designato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 3 novembre e attende solamente le procedure formali per l’insediamento ufficiale.

Secondo quanto emerso, l’aumento prevede un accantonamento degli emolumenti relativi agli ultimi cinque mesi. La sentenza della Consulta che ha abolito il tetto retributivo per i manager pubblici risale a luglio, quindi l’incremento delle indennità verrà distribuito nel periodo da agosto a dicembre di quest’anno. In termini pratici, ogni commissario riceverà circa 2.800 euro aggiuntivi mensili.

Il meccanismo adottato ricorda da vicino quello utilizzato dal presidente del Cnel a inizio novembre, quando aveva deciso di portare il proprio stipendio a 310mila euro annui. In quel caso, però, le aspre critiche delle forze di opposizione e il disappunto espresso pubblicamente dalla premier Giorgia Meloni, che aveva bollato l’operazione come “inopportuna”, avevano spinto Brunetta a rinunciare all’incremento, mantenendo comunque una retribuzione di 250mila euro all’anno.

Nel documento dell’Arera viene specificato che l’Autorità resta in attesa di ulteriori chiarimenti, che dovrebbero arrivare attraverso una circolare del ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo. Il dicastero dovrebbe fornire indicazioni precise su come applicare concretamente la sentenza della Corte Costituzionale e sciogliere i dubbi relativi alle retribuzioni dei dirigenti del settore pubblico. Va tuttavia considerato che le Autorità indipendenti, per loro stessa natura, non sono vincolate alle disposizioni ministeriali.

Nelle settimane a venire, Nicola dell’Acqua assumerà la presidenza al posto di Besseghini, affiancato dai nuovi consiglieri Alessandro Bratti, Livio De Santoli, Lorena De Marco e Francesca Salvemini, che formeranno il prossimo collegio. Il cambio della guardia rischia però di essere offuscato dalle polemiche innescate dalla decisione sui compensi.

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra ha definito l’episodio “poco dignitoso e insultante nei confronti degli italiani che fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese”. Il parlamentare ha sottolineato come si tratti di “un bel ceffone nei confronti del Paese” proveniente proprio dai componenti di un’Autorità che non avrebbe adeguatamente protetto le bollette di famiglie e imprese. Fratoianni ha auspicato che i diretti interessati abbiano “la decenza e la dignità di rinunciare a questo regalo di Natale ingiustificato” pagato dai contribuenti, proprio come era accaduto con Brunetta.

Anche Raffaela Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva, ha espresso una dura condanna. La senatrice ha parlato di “regalo di Natale indecoroso” e di “blitz in stile Brunetta”, descrivendolo come “uno schiaffo al buon senso e a quelle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese e a pagare le bollette”. Paita ha evidenziato un’aggravante particolare: nel caso dell’Autorità che vigila sulle reti di pubblica utilità, si tratta di commissari ormai in procinto di lasciare l’incarico, il che rende la questione ancora più controversa.