Carlo Besostri: “La battaglia è sacrosanta. Basta divisioni, l’agricoltura deve tornare a parlare con una voce sola. E i trattori possono vincere“.
Roma – Si allarga il fronte della protesta degli agricoltori italiani e europei, che non vogliono mollare. Il coro di voci è unanime contro le decisioni di Bruxelles, e in questi giorni le strade brulicano di trattori guidati dai protagonisti che hanno abbandonato i loro terreni per manifestare dissenso. La levata di scudi è contro una lunga serie di problemi che stanno mettendo in serie difficoltà il comparto agricolo e soprattutto la resistenza di chi lavora barcamenandosi affinché i costi non superino i ricavi e affinché le aziende resistano alla crisi che imperversa da Nord a Sud dell’Italia e si spinge fino in Europa.
Un movimento partito dal basso – distribuito in più presidi – per spingere le istituzioni e i rappresentanti in Europa a cambiare la Politica agricola comune (Pac), varata nel ’62 e che rappresenta una stretta intesa tra agricoltura e società, tra l’Europa e i suoi agricoltori. Gli organizzatori non si fermano, anzi promettono di alzare l’asticella, portando i trattori davanti ai palazzi del potere, a Bruxelles come a Parigi, a Berlino come a Roma. In Italia la mappa delle proteste si sta allargando. In Lombardia il calendario è fitto. Il 30 gennaio a Voghera, il 31 a Casteggio, il 1 febbraio a Broni, il giorno dopo a Stradella e sabato 3 a Pavia. Anche il Piemonte si mobilita, con una manifestazione il 31 gennaio a Cuneo.
Il territorio dell’Oltrepò pavese è in fermento, qui c’è una tradizione agricola storica che vede in prima linea i lavoratori pronti a fare le barricate.
“Le mobilitazioni di questi giorni sono sacrosante – spiega Carlo Besostri, risicoltore della Lomellina e candidato alle prossime europee per la Lega di Salvini – La lezione che arriva dagli agricoltori che attraversano l’Europa sui loro trattori, ci parla di unità della categoria. Era ora, anche il Nord si sta mobilitando per far sentire la sua voce. La voce di un popolo legato alla sua terra e ancorato alle tradizioni. Soltanto uniti possiamo vincere e far cambiare passo alle politiche di Bruxelles. Ai prossimi raduni ci saranno anche i trattori della mia azienda“.
Besostri punta infatti a portare in Europa la grande battaglia identitaria della difesa del made in Italy. Dalla parte degli agricoltori sempre e comunque si è schierato anche il governatore leghista del Veneto Luca Zaia. “Questa non è solo una battaglia economica, di difesa produttiva ma è anche una battaglia identitaria“, ha detto il presidente della Regione Veneto, “c’è la carne sintetica e altre diavolerie, i prodotti di sintesi, le multinazionali che si vogliono appropriare della nostra agricoltura e della nostra identità. Se fanno un altro passo passiamo dalla mezzadria, che di fatto c’è ancora, alla schiavitù perché i nostri agricoltori sono l’ultimo anello, debolissimo, della catena“.
E sul ruolo dell’Europa Zaia aggiunge: “In Eu ci sono due agricolture: quelli che non ce l’hanno e quelli che ce l’hanno. Noi facciamo parte della seconda categoria, abbiamo un agricoltura ricca di prodotti tipici che sono circa 4500 in Italia e che ha dato, a cascata, quello che oggi nel mondo chiamiamo made in Italy. Non ci dimentichiamo che senza agricoltura non si vive, non c’è economia e non c’è sicurezza alimentare“.
Dalla Lombardia alla Toscana è tam-tam di proteste. Le immagini sono quelle di un popolo agricolo unito. La fotografia è quella di Bologna, invasa da oltre 200 trattori, quella della Calabria, dove centinaia di macchine agricole hanno percorso le principali strade della regione – producendo disagi alla circolazione – dalla Sila fino a Catanzaro. Hanno partecipato alle proteste anche gli agricoltori di Viterbo, che hanno creato problemi al traffico sulla Cassia e in autostrada, e quelli foggiani, che hanno organizzato presidi in vari centri della provincia. Coinvolte anche la Sicilia, con un corteo sull’autostrada Palermo-Sciacca.
E ancora le immagini dalla Toscana, con manifestazioni a Grosseto (il 30 gennaio qui ci sarà un presidio all’Eni station della SP154) e Lucca, e le Marche, con presidi e cortei a Civitanova. A livello nazionale, la mobilitazione è stata proclamata dai Comitati Riuniti Agricoli C.R.A, ma livello locale alcuni dimostranti manifestano autonomamente. I promotori delle proteste – accomunati dalla rabbia nei confronti dell’Unione Europea e del governo e dell’ostilità nei confronti delle organizzazioni sindacali di settore, in particolare Coldiretti e Confagricoltura – non intendono interrompere le mobilitazioni. E anzi, annunciano ulteriori dimostrazioni a Frosinone, Latina, Torino, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Firenze, Milano, Roma, Caserta e Napoli, ma anche in varie città dell’Umbria, della Sicilia e della Puglia.
Anche l’Abruzzo oggi è protagonista, con un corteo a piedi partito da Chieti Scalo. Qui gli agricoltori del Comitato Bonifica Sostenibile attaccano i contributi imposti dal Consorzio di Bonifica Centro, ritenuti sproporzionati rispetto ai servizi erogati. La protesta si è diretta verso il Consorzio di Bonifica percorrendo viale Abruzzo. All’all’altezza dello stadio, si sono uniti anche i mezzi agricoli per proseguire tutti insieme in direzione Consorzio. Per la manifestazione è stata chiusa al traffico via Liri, punto di arrivo del corteo per consentire il parcheggio dei trattori. Blocchi e manifestazioni si erano svolti già sabato mattina, dove centinaia di trattori avevano sfilato lungo la riviera attraversando i comuni di Pescara e Montesilvano.
Lungo il percorso gli agricoltori hanno trovato la solidarietà di diversi cittadini che li hanno applauditi. Il corteo, durato circa due ore, si è concluso presso il piazzale antistante il pala Dean Martin di Montesilvano. La protesta prosegue a oltranza anche in Molise, animata da un movimento nato dal basso, lontano dalle sigle sindacali, che ieri ha visto unirsi spontaneamente i proprietari di campi e i pescatori.
“Finalmente c’è stata un’alleanza, visto che dipendiamo dallo stesso ministero – ha spiegato Ivano Zara del Movimento spontaneo agricoltori – Oggi è una giornata storica, mai accaduto fino ad oggi. Noi ce l’abbiamo con l’Unione europea che impone regole tali che nel mondo agricolo non si avrà un futuro“.
Dello stesso avviso i pescatori. “C’è una volontà dell’Europa di togliere il cibo buono italiano dalle tavole“. Coltivatori e marittimi si sono ritrovati nel porto di Termoli. Sulla banchina di riva è stato sancito un patto: “Da soli si prendono schiaffi. Uniti si va avanti verso un unico obiettivo. Non ce ne andiamo. Ci sono persone che hanno il coraggio, la grinta di restare, determinate a dire al sistema: non si può continuare così. Dobbiamo cambiare le cose“. “Se il settore primario non ha liquidità si interrompe la catena dell’economia. – rilancia uno degli agricoltori scesi in campo – Noi stiamo combattendo contro multinazionali che vogliono mandarci in malora”.
La protesta non si ferma nemmeno in Francia, dove il movimento ha già ottenuto alcune concessioni da Gabriel Attal, il giovane neopremier, che ha promesso interventi di semplificazione amministrativa, lo stop agli aumenti delle imposte sul gasolio per l’agricoltura e dure sanzioni alle imprese che non rispettano la legge che regola e protegge i guadagni degli agricoltori nei confronti dei produttori e della grande distribuzione, oltre a 50 milioni per la filiera del bio. Gli agricoltori transalpini hanno incassato l’apertura governativa ma restano scettici e pronti a nuove azioni eclatanti.
Prosegue la mobilitazione anche in Belgio dove ai confini con Francia, Lussemburgo e Germania, un gruppo di agricoltori appartenenti alla Federazione vallona dell’agricoltura (Fwa) hanno bloccato le due rotatorie di accesso all’autostrada E42, nei pressi di Villers-le-Bouillet, tra Liegi e Namur, organizzando altre azioni di ostruzione nelle cinque province francofone del Paese. “Chiediamo la semplificazione amministrativa, una legislazione più completa e migliori entrate – ha spiegato uno degli organizzatori – Il prezzo delle materie prime aumenta, mentre il prezzo di vendita dei nostri raccolti e del nostro bestiame resta al palo“. Azioni a cascata sono previste la prossima settimana, un calendario di mobilitazioni che avrà il suo apice giovedì prossimo con una protesta a Bruxelles, a margine del Consiglio europeo straordinario, con i trattori provenienti da Liegi, Namur e Charleroi.