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I tormenti e le estasi di Van Gogh a Trieste: in mostra 50 capolavori “verso la luce”

Al Museo Revoltella un percorso nell’arte del pittore più amato. Ricongiunti dopo 134 i ritratti dei due coniugi Ginoux.

Trieste – Sbarca a Trieste la “mostra dei record”. Visitata in pochi mesi da 600mila visitatori a Roma, l’esposizione dedicata a Vincent van Gogh tenta l’assalto di Trieste, armata di oltre 50 capolavori del grande artista tra i più amati di sempre, che resteranno esposti fino al 30 giugno 2024  al Museo Revoltella.

Vincent van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) ebbe una vita tormentata, trascorsa sul filo della pazzia, inquieta ed errabonda, fino al tragico finale che lo portò al suicidio ad appena 37 anni. Come molti grandi artisti, la sua opera non fu compresa in vita ma oggi è l’artista più conosciuto al mondo, icona della storia dell’arte, amatissimo dal grande pubblico.

Vincent Van Gogh, Donne nella neve che trasportano sacchi di carbone. L’Aia, novembre 1882
Carboncino, acquarello opaco e inchiostro su carta velina, 32,1×50,1 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Nella mostra a Trieste – curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti e realizzata con la collaborazione del Museo Kröller-Müller di Otterlo – le opere si alternano agli apparati didattici e ai video, proponendo un allestimento ricco e scenografico che vuole emozionare e coinvolgere.

Il criterio scelto a documentare l’intero percorso del pittore è quello cronologico, che parte necessariamente dal racconto approfondito dei primi cinque anni di attività dell’artista, soffermandosi sugli scuri paesaggi della sua giovinezza e sulle numerose figure dedite al lavoro della terra.
Gli anni che vanno dal 1881 al 1885 sono determinanti, contano più di quanto non appaia dalle opere stesse. Van Gogh si limita principalmente al disegno, è consapevole di dover avere pieno possesso degli strumenti tecnici per poter diventare un pittore. Scrive infatti “non dovete pensare che io abbia messo da parte l’acquerello o la pittura. Certo che ci penso, ma il disegno è l’origine di tutto” e ancora “non ho mai rimpianto un solo istante il fatto di non aver cominciato subito facendo acquerelli e pittura. So per certo che arriverò se continuerò a lavorare nonostante le difficoltà, in modo che la mia mano non abbia incertezze nel disegno e nella prospettiva”.

Un nutrito numero di disegni è dedicato al tema dei seminatori, dei raccoglitori di patate, dei boscaioli e delle contadine dedite a mansioni domestiche. La grandezza dell’artista si rivela nell’espressività dei volti, negli atteggiamenti dei corpi, nella fatica intesa come ineluttabile destino.

Nei due anni del soggiorno parigino, 1886-1888, Vincent assorbe il clima artistico vitale della città, si lega ad artisti come Émile Bernard, Toulouse-Lautrec e Louis Anquetin. Definisce sé stesso e gli amici come gli artisti del Petit Boulevard, mentre riserva ai grandi protagonisti dell’Impressionismo come Monet, Degas, Renoir, Sisley e Pissarro l’appellativo di artisti del Grand Boulevard.
Van Gogh si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista conquistando un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante, che si rende evidente dopo il trasferimento ad Arles.

L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1888, genera sconvolgimenti emotivi ancora maggiori, che lo portano verso eccessi cromatici, che con la forza del tratto, delle vibranti e violente pennellate, rendono la rappresentazione della natura un esempio unico nella storia dell’arte.

Vincent Van Gogh, Vecchio che soffre. L’Aia, novembre – dicembre 1882.
Matita, pastello litografico nero e acquarello, bianco opaco su carta per acquarello, 44,5×47,1 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

L’esilio volontario nella primavera del 1889 nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul de Mausole, vicino a Saint Remy sigla un periodo non sempre sereno ma artisticamente fecondo. L’arte di Van Gogh tocca vertici fino ad allora mai raggiunti, individuando nel rapporto con la natura e con gli esseri umani nuove forme di bellezza. Ecco, quindi, che torna l’immagine de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore.
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto.
Negli ultimi tre mesi trascorsi a Auvers-sur-Oise, pur oscurati da una nube sempre presente, Van Gogh produce un gran numero di opere. A fine luglio 1890, Van Gogh decide di porre fine alla sua esistenza.

Ma oltre che per regalarsi una full immersion nei tormenti e nelle estasi del grande pittore, visitare la mostra è anche una ghiotta occasione per apprezzare, con un unico biglietto, anche il bellissimo Museo Revoltella, che vanta una prestigiosa collezione di arte moderna e contemporanea a partire dal ricchissimo lascito dell’omonimo barone Pasquale Revoltella – che ne fece la sua dimora fino al 1869 – fino alle più recenti acquisizioni.

Informazioni: www.museorevoltella.it

Immagine in apertura: Vincent Van Gogh, Il seminatore. Arles, 17 – 28 giugno 1888 ca. Olio su tela, 64,2×80,3 cm © Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Rubrica a cura di Elena Percivaldi

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