I REAGENTI SONO IL VERO PROBLEMA. E IL VERO AFFARE.

Sono realizzati in esclusiva da alcuni multinazionali sparse in tutto il mondo mentre l’università di Firenze ne produce una minima parte comunque insufficiente al fabbisogno nazionale. Dunque passerà tanto tempo per distribuire i tamponi per tutti gratis. A pagamento sono già disponibili. Per chi può. Per chi non può il pericolo è sempre nei paraggi.

Finalmente tamponi per tutti. Oppure no? Perché in realtà i tamponi ci sarebbero anche ma non sembrerebbero accessibili a tutte le fasce della popolazione. Da qualche giorno, infatti, presso l’ospedale milanese San Raffaele è possibile eseguire il test per Covid-19 ma, particolare non di poco conto, previo pagamento di 120 euro. La notizia ha destato nella popolazione qualche dubbio. Ad esempio, se c’è tale abbondanza di tamponi perché al personale sanitario, agli anziani e talvolta agli stessi malati è stata negata l’importante analisi? Inoltre perché Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare, sosteneva che fosse impossibile eseguire lo screening su tutta la cittadinanza lombarda? Se non ci trovassimo in una situazione pandemica ci sarebbe da ridere.

Invece la telenovela della sanità locale ogni giorno che passa assume contorni sempre più tragici, che progressivamente stanno mostrando le crepe di quel tanto osannato modello sanitario regionale. Tra inchieste giudiziarie, smentite e ospedali aperti in tempi record ma quasi vuoti, è difficile comprendere le dinamiche che hanno spinto la classe politica a determinate scelte. E ancor più complicato appare spiegarlo ai familiari delle vittime.

Giulio Gallera

Appena appresa la notizia sul costo dei tamponi, da parte della Sinistra parlamentare italiana sono arrivate polemiche e critiche a valanga. Tra i primi commenti si è registrato quello di LeU:

“…Basta con la speculazione sulla salute – ha tuonato Nicola Fratoianni – ogni risorsa disponibile nella lotta al contagio deve essere messa a disposizione di un piano di salute pubblica. Tutto il resto è inaccettabile. Avevamo già posto il problema nelle settimane scorse, ma vedo che nessuno ha fatto nulla né si è intervenuti…”.

A rincarare la dose è stato Samuele Astuti del PD. Il tesserato del partito Democratico è andato giù a muso duro:

“…Far West senza regole. Secondo quanto detto da Gallera – ha continuato Astuti – questo non è possibile. Cioè non si possono fare tamponi privati a pagamento. Com’è possibile che questo avvenga? È forse stata una scelta quella di limitare il numero dei tamponi? La Regione deve spiegare ai lombardi che cosa sta succedendo. Soprattutto, è fondamentale che la Regione faccia quanto è in suo potere per aumentare il più possibile il numero di tamponi analizzati dal servizio sanitario regionale, perché in altro modo non si può pensare di avviare la Fase 2…”.

Samuele Astuti

In questo momento di continua campagna elettorale sanitaria, la strategia del rimpiattino appare come il percorso più comodo. Saremmo disonesti se non ricordassimo che in Umbria ci sono state elezioni anticipate scaturite de quo dagli scandali in tema di salute pubblica che hanno coinvolto proprio il PD. Insomma in questa commedia tragicomica ognuno ha il suo ruolo di primo attore mentre i cittadini assistono impotenti pregando che il virus sparisca al più presto senza portarsi appresso altre vittime. Ma gli scandali si sa non vengono mai da soli.

Discorso a parte, infatti, meritano i reagenti e le macchine necessarie per il funzionamento dei test. Per effettuare le analisi su un tampone occorre un macchinario che funziona con i reagenti forniti dalla ditta costruttrice (Qiagen, Arrow Diagnostics, Seegene, Elitech, Roche, Abbott ed Hamilton, tutte multinazionali) e solo con quelli. Sebbene non si sappia ancora quali macchine vengano utilizzate al San Raffale per le verifiche biochimiche dei tamponi, conosciamo chi produce una piccola parte di reagenti: l’Università di Firenze. Sotto la supervisione della professoressa Sandra Furlanetto e con la collaborazione Professor Stefano Rocchi (Dipartimento Neurofarba), l’ateneo toscano è impegnato in prima linea per la preparazione di reagenti generici. Qualora si scoprisse che i reagenti provenienti dalla toscana fossero proprio quelli utilizzati al San Raffaele, l’imbarazzo per un prezzo proibitivo sarebbe davvero sconvolgente. Un così ristretto know-how, difatti, potrebbe essere la causa della mancata diffusione dei tamponi. E come il cane che si morde la coda, torneremo a domandarci se gli effetti dei tagli alla ricerca siano stati così innocui cosi come molti politici vorrebbero far crederci.

In vista della prossima riapertura del 3 maggio, Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, ha indetto una gara:…In procedura semplificata e di massima urgenza…” per l’acquisto di Kit e reagenti per effettuare 150 mila test sierologici. Tali esami clinici serviranno per la ricerca di anticorpi specifici al Covid-19, ovvero per comprendere la fase d’infezione sulla persona. Tramite le immunoglobuline IgM si analizzerà la prima risposta immunitaria all’agente patogeno, dunque, la prima fase del contagio. Le IgG invece ci indicheranno se vi è stato un contatto con il virus e quale sia stata la risposta del sistema immunitario. Nel caso in cui il test risulti positivo alle IgG, ci sono buone probabilità che si siano sviluppati gli anticorpi adatti per fronteggiare il Covid-19, sebbene non si possano escludere al 100% reinfezioni e peggioramenti di un secondo decorso della malattia. La gara per l’assegnazione dell’appalto dovrà concludersi entro il 22 aprile e per il 29 dello stesso mese ci sarà la sottoscrizione del contratto di fornitura.

 

 

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