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Hanno confessato i due indagati per il delitto del barbiere decapitato

In Italia gli omicidi commessi nella settimana dal 17 al 23 luglio 2023 sono stati 9 in totale. E, negli ultimi quattro giorni, hanno sfiorato la decina. Numeri preoccupanti, che tengono alta l’attenzione delle Forze dell’ordine. Spesso la scintilla è un banale litigio. Com’è accaduto per l’assassinio del giovane egiziano mutilato e gettato in mare da due connazionali, rei confessi.

Genova – Hanno ammesso di avere ucciso Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla, i due egiziani fermati dopo il ritrovamento del cadavere mutilato del diciottenne barbiere egiziano, recuperato in mare tra Santa Margherita e Portofino.

Nel dettaglio, durante l’interrogatorio, quando gli inquirenti hanno fatto notare ai due indagati – gestori di una catena di negozi di parrucchieri – che erano stati ripresi insieme dalle telecamere di videosorveglianza mentre prendevano un taxi proprio il giorno dell’accaduto, questi sono crollati, ammettendo i fatti. Tuttavia, i racconti e i dettagli che hanno fornito non collimano.

Kamel Abdelwhab, noto anche come Bob, e Mohamed Abdelghani, soprannominato Tito, hanno entrambi reso particolari piuttosto crudi, ma in più di un passaggio essi non coincidono. Bob ha spiegato che è stato Tito a litigare con la vittima e che è stato lui ad avergli inferto le coltellate. Bob, insomma, si sarebbe soltanto messo in mezzo, ma poi – secondo la sua versione – si sarebbe spostato per non essere a sua volta ferito.

Ha poi aggiunto che Tito, dopo avere ucciso Abdalla, avrebbe minacciato di morte lui e la sua famiglia, terrorizzandolo per metterlo a tacere e costringendolo ad aiutarlo per portare via il corpo del giovane in una grossa valigia, trasportata in taxi.

Una volta giunti a Chiavari, Bob e Tito avrebbero trascinato insieme il cadavere nel retrobottega di uno dei negozi di parrucchiere che gestiscono, in corso Dante. Solo successivamente, dopo i controlli da parte della polizia, avrebbero recuperato la valigia contenente i resti di Abdalla dal negozio per portarla verso il torrente Entella. Proprio lì, sulla spiaggia, sarebbe stato sempre Tito a tagliare mani e testa al cadavere, gettandolo poi in mare.

Tito, invece, ha confessato alle forze dell’ordine tutti gli spostamenti e gli occultamenti, fornendo però una versione dubbia circa la dinamica dei fatti, in base alla quale la vittima avrebbe questionato con Bob, insultandolo, minacciandolo e afferrando poi un coltello.

Tito – stando al suo racconto – avrebbe addirittura cercato di disarmarlo. Ma, durante la colluttazione, Abdalla sarebbe caduto sulla lama, ferendosi in modo letale. Tito, per difendersi, ha anche confessato di averlo colpito con un fendente.

Restano ignoti i reali motivi del litigio. Si è pensato alla decisione della vittima di cambiare lavoro, di lasciare il negozio di Bob e Tito. Ma nessuno dei due indagati ha saputo (e voluto) spiegare come sono andate le cose, negando come movente l’allontanamento del giovane dalla loro attività commerciale

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