Guerra delle finestre: la vedova di Lucio Battisti assolta dopo una lite con la vicina

Grazia Veronese era stata condannata in primo grado a un anno e 4 mesi per calunnia. Ora ha vinto il ricorso della bagarre condominiale.

Bologna – Di liti condominiali, guerre tra vicini e rancori dietro la finestra ne è piena l’Italia. Ma c’è lite e lite, perché quando tra i protagonisti c’è un volto noto la storia fa un pò più rumore. Protagonista della guerra di condominio, ribattezzata guerra delle finestre, è Grazia Letizia Veronese, vedova di Lucio Battisti: la Corte d’Appello di Bologna, terza sezione penale l’ha assolta, perché il fatto non sussiste, dal reato di calunnia per il quale invece, nel gennaio del 2021, era stata condannata dal giudice del tribunale di Rimini, Elisa Giallombardo, a un anno e quattro mesi. Una vicenda durata dodici anni.

La vicenda risale infatti ai primi giorni d’estate del 2012. All’epoca, in un’udienza davanti al giudice civile monocratico del Tribunale di Rimini era finita una banale contesa tra proprietari e vicini di casa per un presunto abuso edilizio. Al centro della lite, le famose finestre che si affacciavano sul vano condominiale ed altre sul prospetto dell’immobile che, secondo la vedova Battisti, erano state realizzate molti anni prima per tutelare la sicurezza e la privacy del cantante. Si trattava di due finestrelle dalle quali si poteva buttare l’occhio in casa Battisti, il rifugio che il cantante – scomparso nel 1998 – aveva scelto in via Ramusio a due passi dal celebre Grand Hotel di Rimini.

Al tempo, le finestre in questione erano state fatte oscurare con vetri adatti, cosa che non era stata molto gradita al resto dei condomini tanto da aprire una vicenda che si è trascinata per 12 anni. Nel 2011 la sostituzione di questi vetri era stata portata in tribunale da una vicina di casa. Difesa dall’avvocato Piero Venturi del Foro di Rimini, per la Veronese è ora scattata l’assoluzione piena. Non limitandosi, la Corte d’Appello alla mera constatazione dell’avvenuta prescrizione, è entrata nel merito del procedimento ritenendo che “debba prevalere la formula assolutoria nel merito” per “la sostanziale contraddittorietà della prova in ordine al carattere calunnioso della querela” presentata da Veronesi nei confronti della vicina di casa.

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