Secondo recenti stime, il piede si è aggiudicato il primo posto tra gli oggetti del desiderio ed è in grado di scatenare la più famosa e diffusa parafilia del secolo.
La podofilia, o feticismo del piede, è una particolare attrazione sessuale per questa parte del corpo, a volte essenziale per scatenare la fantasia erotica di un individuo. Si tratta di una delle parafilie umane più conosciute e diffuse, ma dove ha avuto origine e quando?
Non esiste con precisione una data. Né è possibile trovare un documento che riporti esattamente luogo e giorno in cui il feticismo è stato “ufficializzato”.
Con queste premesse ho deciso di raccogliere per voi lettori alcune testimonianze o curiosità storiche che ci permettano di intuire meglio quale sia la “storia del piede e dei suoi ammiratori”.
“Salve, nec minimo puella naso
nec bello pede nec nigris ocellis
nec longis digitis nec ore sicco
nec sane nimis elegante lingua.”
“Salve, ragazza, non hai il naso piccolo,
né il piede bello, né gli occhi neri,
né le dita lunghe, né la bocca stretta,
né un modo di parlare preciso o troppo elegante.”
Così suonano alcuni versi del carme 43 di uno dei più famosi poeti latini, Catullo. Da questa breve descrizione in negativo della bellezza della donna si evince che l’estetica dei piedi giocasse un ruolo rilevante all’interno dei canoni di grazia e di fascino femminile dell’epoca. Un “bello” generico, nel carme, accompagna la parola piede, non donandoci molti spunti ed elementi di giudizio. Tuttavia, se facessimo un salto temporale nella moda e nei costumi dell’ Urbe, potremmo giocare di intuizione. I Romani non indossavano calze e, poiché le loro calzature consistevano in sandali, solae, o in stivaletti, caligae, di strisce di cuoio, il piede nudo era, a tratti, esposto allo sguardo pubblico.
Immaginiamo ora di trovarci ad un banchetto. Era costume dei Romani precedere il consumo del pasto con il lavaggio delle mani a cui era sovente combinata l’usanza di detergere e profumare anche i piedi degli ospiti. Tale lavanda era compito di uno degli schiavi di casa, poiché toccare, lavare o baciare i piedi era considerato atto di sottomissione al destinatario di tali cure.
Quanto premesso sembrerebbe suggerire un’igiene e una cura del piede piuttosto diffusa. Per l’impiego di calzature aperte, che permetteva alle falangi di restare in posizione corretta e non sottoponeva le estremità ad alcuna costrizione, e il comune senso di igiene generale, è assolutamente possibile che “un bel piede” per Catullo, fosse un piede lavato, profumato e senza deformazioni dovute a scarpe strette.
Alcune documentazioni testimoniano che furono i Romani a inventare il primo plantare di cuoio per agevolare la camminata e che, al seguito dei legionari, ci fosse un “medico” specializzato nella cura dei piedi. Un’accortezza quasi indispensabile per un soldato romano, costretto a marciare per giorni con carico pesante.
Fermiamoci, ora, per un momento, a pensare alle statue antiche, quelle classiche, greche e successivamente anche romane: lo scultore ricercava la perfezione stilistica in ogni dettaglio perché la sua “creatura” si avvicinasse il più possibile al divino.
Come ogni parte del corpo, di conseguenza, anche il piede era scolpito con eleganza e armoniosità.
Il tallone di Achille, seppur punto debole del leggendario eroe, doveva essere ben levigato, “senza calli”. D’altro canto furono i Greci a inventare il primo unguento emolliente!
Ciò che fin qui è stato detto riguarda il mondo antico. A partire dal 700 il “nostro piede” va incontro a un triste destino: la sua apparizione in pubblico comincia ad essere oggetto di scandalo tanto che viene imprigionato in una buia e stretta calzatura.
Forse proprio il fatto di essere sempre nascosto, come parti più intime del corpo, ha reso, nel tempo, il suo “sbucare” solo in rare occasioni, qualcosa di sexy, eccitante e provocante. “Feticismo” come parola e concetto fa la sua comparsa nel XIX secolo, quando le caviglie delle donne, e per estensione ciò che indossano ai piedi, si fanno simbolo di parti ben più nascoste, tanto che l’apprezzamento per le estremità e le calzature femminili diviene indecente e immorale e le scarpe col tacco alto vengono annoverate tra gli elementi dell’armamentario pornografico come oggetto di eccitazione.
Penso che abbassarsi per lavare, toccare, massaggiare i piedi di qualcun altro, come atto di sottomissione, sia alla base dell’eccitazione per gli “adoratori del piede”. Servire ed essere sottomessi corrisponde ad occuparsi di quella parte che tocca il suolo, che calpesta, schiaccia, impera.
In ogni dettaglio giace latente la capacità di eccitare e risvegliare gli istinti: la strada che il piede ha percorso è tanta e, scalino dopo scalino, quel piede non è mai inciampato.
Secondo recenti stime, si è aggiudicato il primo posto tra gli oggetti del desiderio ed è in grado di scatenare la più famosa e diffusa parafilia del secolo.