Giorgetti: “Rivedere i tempi del Pnrr, politica keynesiana fatta all’amatriciana”

Il ministro afferma: “Serviva una scadenza più normale, tra un anno ne riparleremo”. Per Misiani (Pd) “governo in ritardo ora lo ammette”.

Roma – Le scadenze del Pnrr “andrebbero riviste nell’interesse di tutti i partner europei”. Questo il pensiero del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in una dichiarazione rilasciata durante l’assemblea generale di Unione italiana Vini a Roma. “Io non ho paura di mettere in discussione decisioni europee. Non ho timore ad affermare nelle sedi europee, che serve una più puntuale tempistica del Pnrr, sarebbe più utile alle imprese e all’Europa”, ha spiegato il ministro. “Nella incerta definizione della governance europea il ruolo che l’Italia ha è determinante e si riflette sulla dinamica economica”, ha detto ancora Giorgetti.

La possibile revisione del Pnrr, comunque, potrebbe slittare ad oltre il 2026. “Hanno già detto di no, ne riparleremo tra un anno, vedremo”, ha specificato Giorgetti a proposito della posizione dell’Europa. Tra i temi toccati, anche quello relativo alla crescita dell’economia italiana che, ha confermato Giorgetti, è “perfettamente in linea con le  previsioni del governo contestate da tutti” oltre che nel solco di obiettivi “realistici e sostenibili”. Secondo il ministro “l’obiettivo non è portare il bilancio in pareggio, ma riportare il saldo primario in pareggio sì,non creare nuovi debiti al  netto del servizio degli interessi, da lasciare ai sempre meno italiani che dovranno onorarlo”. 

Il ministro ha criticato, più in generale, gli interventi messi in campo dall’Unione europea per fronteggiare la crisi economica conseguente alla pandemia, definendoli come segnali di una “politica keynesiana all’amatriciana“. In questo quadro, quello dell’emissione di debito comune europeo con cui finanziare il Next Generation Eu, le tempistiche dettate per i Pnrr nazionali sono state, secondo Giorgetti, troppo corte: “Sarebbe stato più razionale prevedere una scadenza temporale più normale”.

Lo stesso ministro è consapevole del muro eretto dalla commissione Ue: “Hanno già detto di no”, ma aggiunge che “ne riparleremo tra un anno” quando, probabilmente, emergerà per molti Paesi l’impossibilità di rispettare la scadenza del 2026. Vale anche per l’Italia, che, con la revisione del Piano accettata da Bruxelles, ha spostato proprio sul 2025-26 parte degli obiettivi che dovevano essere conseguiti prima, perché non avrebbe fatto in tempo a realizzarli.

Fonti di Bruxelles, interpellate dopo l’uscita di Giorgetti, hanno confermato che per ora il tema della proroga non è sul tavolo, ma hanno ammesso che la discussione potrebbe aprirsi nel 2025 con i negoziati per il bilancio comune 2028-35. “La richiesta del ministro di rivedere le scadenze del Pnrr — dice il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani – è una ammissione ufficiale che l’Italia è in ritardo, con tanti saluti ai proclami trionfalistici della premier Meloni”. Finora l’Italia ha ottenuto il pagamento di quattro rate del Pnrr pari a 102,5 miliardi e, con la quinta, già sbloccata da Bruxelles, arriverà a 113,5 su 194,4 stanziati per il nostro Paese fino al 2026. Termine che finora Meloni e il ministro Raffaele Fitto hanno detto di voler rispettare.

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