Gestiva un “diplomificio” nel Barese, in arresto. Sequestro da 130mila euro

Operazione della Gdf nei confronti dell’uomo che aveva aziende operanti nei corsi di formazione. Oltre 100 certificati falsi.

Bari – Operazione della Guardia di Finanza nei confronti dell’amministratore di fatto di un “diplomificio” con sede a Molfetta. Sulla base delle indagini sono stati richiesti e ottenuti l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e il sequestro preventivo di due aziende operanti nei corsi di formazione e aggiornamento, un’autovettura, numerosi conti correnti, carte prepagate e gioielli, beni oggetto di intestazione fittizia e trasferimento fraudolento. I finanzieri hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Trani su richiesta della Procura, e proceduto al sequestro dei beni per un valore stimato di oltre 130mila euro.

L’operazione rappresenta l’epilogo di approfondimenti investigativi delegati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani alla Compagnia di Molfetta, nei confronti di un soggetto già sottoposto a custodia cautelare a maggio per truffa aggravata e circonvenzione d’incapace. L’indagato era dedito alla creazione di falsi certificati per corsi di formazione mai erogati, venduti a fronte di pagamenti in contanti e tramite bonifico per ottenere punteggi indebiti nei concorsi pubblici per personale ATA e GPS.

L’indagato, già in custodia cautelare dal 27 maggio 2024, aveva successivamente ottenuto gli arresti domiciliari e poi l’obbligo di dimora. Inoltre, a ottobre, su proposta della Guardia di Finanza di Molfetta, è stato destinatario di un avviso orale dal Questore di Bari ex artt. 1 e 3 D.lgs. 159/2011, per confermare la sua pericolosità sociale.

Le indagini successive al primo arresto hanno permesso di accertare, secondo il giudice, il rilascio di oltre 100 certificati falsi, in violazione dell’art. 482 C.P. Inoltre, l’indagato ha effettuato intestazioni fittizie per sottrarsi a cartelle esattoriali dell’Agenzia delle Entrate per un ammontare di 270mila euro. Questi atti fraudolenti comprendevano l’intestazione fittizia a terzi della ditta, conti correnti e un’autovettura, per un valore stimato in 360mila euro.

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