La Procura rivede le trascrizioni delle intercettazioni ambientali del 2017, prese dopo l’unico interrogatorio di Sempio davanti ai magistrati: “Mi han fatto alcune domande, che non pensavo che mi facevano”.
Pavia – Un errore di trascrizione potrebbe aver cambiato la percezione dell’interrogatorio a Andrea Sempio, oggi indagato per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco nel 2007. È il 2017 quando Sempio, amico di Marco Poggi, viene ascoltato dai magistrati. A distanza di anni, emergono nuove intercettazioni ambientali che rivelano un quadro molto diverso da quello finora conosciuto.
Intercettazioni ambientali trascritte male
Tra le intercettazioni riaperte dalla Procura di Pavia, rivela Repubblica, figura la numero 84, registrata poco dopo l’interrogatorio a Sempio. Nella versione originale si legge: «(incomprensibile)… non gli ho dato una risposta perfetta».
Ma la nuova trascrizione parla chiaro: «A parte che erano dalla nostra, perché mi han fatto alcune domande, che io ho capito perché me le facevano. Però non gli ho dato, diciamo, la risposta… perfetta».
E ancora: «Comunque secondo me erano abbastanza dalla mia», dice Sempio riferendosi agli inquirenti.
Dichiarazioni significative, che secondo la Procura guidata da Fabio Napoleone e l’aggiunto Stefano Civardi, erano state ignorate o mal interpretate nell’inchiesta originaria. All’epoca, non vennero eseguite né perquisizioni, né comparazioni complete del DNA, né si proseguì oltre 15 giorni di intercettazioni.
Il DNA sotto le unghie di Chiara
Proprio sul DNA si apre un altro capitolo cruciale. Secondo quanto rivelato da Il Fatto Quotidiano, il profilo maschile Y di Andrea Sempio sarebbe sovrapponibile a due delle tre porzioni di materiale genetico ritrovate sotto le unghie di Chiara Poggi.
Quel DNA fu prelevato nel 2017 dai carabinieri dopo un’attenta ricerca tra i rifiuti. Bottiglie abbandonate alla Madonna della Bozzola, luogo recentemente tornato al centro delle cronache per presunti riti satanici e legami inquietanti.
Il Santuario delle Bozzole e le ombre del passato
Nel memoriale redatto dal detenuto Cleo Koludra Stefanescu, nipote del latitante Flavius Savu (condannato per estorsione), emergono riferimenti diretti al Santuario della Bozzola, frequentato – secondo Savu – da Michele Bertani, l’amico d’infanzia di Sempio morto suicida nel 2016.
Secondo il racconto del nipote, Savu avrebbe parlato di giri di prostituzione e pedofilia legati a una figura anonima collegata al Santuario. E avrebbe denunciato riti satanici organizzati per manipolare giovani, spesso coinvolti in orge e abusi.
Un quadro fosco, che la Procura non conferma ufficialmente ma che si intreccia a nomi e connessioni già noti all’inchiesta.
I legami tra Sempio, Bertani e l’avvocato Lovati
L’avvocato Massimo Lovati, legale di Sempio, appare anche nel racconto come figura a conoscenza delle voci che circolano attorno al caso. Lovati avrebbe definito il proprio assistito un “comunista disadattato”, mentre Sempio, in alcune intercettazioni con il padre, ammetteva di aver percepito una certa complicità da parte degli investigatori: «Si vede che anche loro c’hanno voglia di finirla in fretta».
In quelle stesse registrazioni, Sempio rievoca la morte di Michele Bertani con toni accesi: «Ti impicchi a fare? Di tutte le robe che potevi fare nella tua vita, proprio impiccarti? Vattene in comunità! Sarà brutto, ma ne esci».
Parole che rivelano un disagio profondo, e forse un passato condiviso più oscuro di quanto si pensasse.