le sorelle cappa

Garlasco, l’intercettazione choc: “Se Chiara è morta alle 9:30, ci siete dentro voi”

Una telefonata del 2008 tra la zia di Chiara Poggi e la sorella, madre delle due gemelle Cappa, rivela “strani” dubbi e timori: dettagli finora mai emersi sul giorno dell’omicidio.

Pavia – “Se Chiara è morta alle 9:30-10, ci siete dentro voi altri”. Il quotidiano Il Tempo ha pubblicato un’intercettazione telefonica risalente al 12 febbraio 2008, in cui a parlare sono Carla e sua sorella Maria Rosa, rispettivamente zia della vittima e madre delle gemelle Stefania e Paola Cappa, che di Chiara erano le cugine. Una conversazione piena di tensioni e paura, in un momento in cui la Procura – che ora ha riaperto il caso di Garlasco – stava valutando nuovi elementi sull’alibi della famiglia dopo l’omicidio.

Le parole che fanno tremare: “Ci siete dentro voi altri”

Durante lo sfogo con la sorella, Maria Rosa racconta i lunghi interrogatori con la pm Rosa Muscio, allora titolare dell’indagine sull’omicidio. Le domande della magistrata, dice la donna, erano puntuali e dettagliate: “Mi ha chiesto come ero vestita, a che ora sono uscita, cosa ho fatto…”. Il passaggio più inquietante arriva quando Carla ipotizza: “Se Chiara è morta alle 9:30-10, ci siete dentro voi altri, ammesso!”. Una frase che lascia intendere un possibile coinvolgimento delle Cappa, qualora l’orario del delitto fosse anticipato rispetto a quanto stabilito.

Il nodo dell’orario della morte e gli alibi in discussione

La questione centrale è proprio l’orario della morte di Chiara, su cui la difesa di Alberto Stasi – all’epoca indagato e oggi condannato – ha sempre cercato di fare leva. Se l’omicidio fosse avvenuto in una fascia oraria diversa, i movimenti di altre persone potrebbero assumere un significato diverso. “A loro fa tanto comodo spostare l’orario”, dice Carla. Maria Rosa tenta di giustificarsi: “Non ho nulla da nascondere… ho anche le fotocopie delle ricette, sono tornata a casa che erano le 11:30 passate”.

“Mi sento la spada di Damocle sul collo…”

Maria Rosa cita scontrini, ricette mediche e appuntamenti come possibili elementi a suo favore, ma ammette anche una memoria vacillante: “A distanza di mesi non mi ricordavo nemmeno di essere andata in posta… poi anche dal dottore”. Le incertezze alimentano l’angoscia: “Mi sento la spada di Damocle sul collo…”. Una pressione evidente, che emerge con forza da questo scambio privato ora reso pubblico. E che potrebbe risultare significativo nel quadro delle nuove indagini che riguardano l’omicidio di Garlasco.

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