Galan caduto in disgrazia, ma ora una sentenza potrebbe farlo uscire dal tunnel

Il suo assessore Renato Chisso, assistito da Maurizio Paniz, vince la causa a Venezia. Ora anche l’ex governatore potrà riavere il vitalizio.

Venezia – Due mesi fa la notizia della caduta in disgrazia di Giancarlo Galan, il “Doge”, l’uomo più potente del Veneto. Uno dei colonnelli del berlusconismo al nord, ex ministro e governatore, dopo essere stato travolto dall’inchiesta sul Mose, la grande opera che oggi permette a Venezia di non finire sott’acqua quando il livello della laguna si alza, oggi vive nel bosco e ha raccontato di aver tentato il suicidio. Una luce però sembra accendersi sul buio sceso nella sua vita. Il Tribunale di Venezia ha infatti accolto il ricorso di Renato Chisso, che era assessore alle infrastrutture nella giunta Galan e che come lui ha patteggiato pena e risarcimento dei danni.

Una decisione che apre la strada per un ricorso “gemello” nella vicenda. Quello di Galan appunto. Chisso, assistito dall’avvocato Maurizio Paniz, ha infatti ottenuto “il dissequestro di circa 332 mila euro di vitalizio. Lo stesso potrebbe accadere al “Doge”, che non ha ancora presentato il ricorso, ma si è già rivolto al legale. Il 4 giugno 2014 allo scoppio lo scandalo del Mose, tra gli arrestati vi era stato, con l’accusa di corruzione, l’assessore regionale di Forza Italia Renato Chisso che scontò una pena di due anni e 22 giorni tra carcere e domiciliari. Nel patteggiamento venne inserita la confisca di due milioni di euro.

Renato Chisso

In relazione a quella disposizione sei anni dopo i militari del nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Venezia diedero corso alla confisca di 332.287 euro nei confronti dell’ex assessore. Cifra che il consiglio regionale avrebbe dovuto dargli come vitalizio. Adesso quei soldi dovranno essergli restituiti. Spiega Paniz: “quando Chisso è venuto a parlarmi del fatto che non aveva un centesimo, ho detto: ma come, hai diritto alla quota parte del vitalizio! La Cassazione ripetutamente e la Corte costituzionale, anche accogliendo dei miei ricorsi, hanno stabilito che il vitalizio, sia nazionale che regionale, è un trattamento pensionistico. Ed essendo un trattamento pensionistico maturato a seguito della corresponsione della quota parte dei contributi versati dal lavoratore, il lavoratore stesso ha diritto ad averne una parte”.

In sostanza, solo un quinto del vitalizio è confiscabile. La Regione non ha ancora restituito i soldi al suo ex assessore, ma è questione di poco tempo. Cifre che si annunciano significative. “per gli arretrati – dice Paniz – qualche centinaia di migliaia di euro, più gli interessi, la rivalutazione e ovviamente il vitalizio mensile per la quota non suscettibile di sequestro”. È il primo caso in Italia, rimarca l’avvocato, di vitalizio sequestrato e restituito. Ecco che allora la stessa sorte dovrebbe toccare all’ex governatore veneto, rimasto solo in una casa nel bosco, senza soldi e separato dalla moglie e lontano dalla figlia. Ha raccontato di aver pensato di volerla fare finita.

“In carcere ero arrivato ad affilare la latta di una scatoletta di tonno, una lama perfetta. Brutti pensieri, li ho fatti anche guardando questi alberi, cercavo il ramo che potesse reggermi…”. Galan parla degli alberi del bosco in cui vive, in cui ha trovato rifugio. “Era l’unico posto possibile: io non ho più nulla, non ho redditi, vivo dell’aiuto degli altri. Questa è la vecchia casa di caccia – racconta – di mio nonno Girolamo che faceva l’avvocato. Ora è di mio fratello Alessandro e me l’ha data… Era preoccupato per me: l’altro nostro nonno, finito in carcere per il crac della sua banca, si suicidò”.

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