Fuoco amico su Giorgia, che ne colpisce uno (Pozzoli) per educarne cento

Dal cognato Lollobrigida al pistolero di Capodanno, per finire con Mollicone: alla classe dirigente di FdI manca la sensibilità istituzionale della premier.

Roma – A metterli tutti insieme vi si potrebbe recitare un rosario, tanti sono i grani che non l’opposizione per il momento afasica, e nemmeno l’ex nemica Europa, dove Meloni ha saputo brillantemente riposizionarsi, ma la stessa maggioranza, anzi proprio il suo partito, ha seminato lungo il cammino della premier. Le inchieste sulle aziende di Santanchè, alcune dichiarazione sopra le righe di La Russa, una su tutte la difesa del figlio accusato di violenza sessuale, le improvvide uscite del cognato-ministro Lollobrigida, la sostituzione etnica ma anche la fermata on demand del treno, e non ultima, la pistolettata di Capodanno partita dall’arma del deputato Emanuele Pozzolo che ferisce il genero del caposcorta del sottosegretario Delmastro, organizzatore del veglione nel Biellese.

L’irritazione della premier per l’ultima bravata dei suoi è sfociata nella condanna (“irresponsabile”) del peones Pozzolo il cui scalpo è stato offerto in diretta televisiva da Meloni durante l’incontro stampa con i giornalisti: sospeso dal partito e deferito ai probiviri. Meloni-Mao, dunque, ne colpisce uno, a dire il vero un bersaglio facile privo di peso politico nel partito, ma si assicura di rendere evidente il vero obiettivo, quello di educare gli altri cento, anche pezzi da novanta dai quali l’inquilina di Palazzo Chigi non si aspettava scivoloni che potessero imbarazzare il governo.

La tirata d’orecchi ecumenica è arrivata a chiare lettere, e nella stessa conferenza stampa, per tutta la classe dirigente di Fratelli d’Italia: “Non sono disposta a fare questa vita con la responsabilità che ho sulle spalle se le persone che ho intorno a me non capiscono quella responsabilità – ha sbottato Meloni, per poi aggiungere “Credo che sia bene ricordare che abbiamo quella responsabilità, non c’è uno che si assume tutta la responsabilità e qualcun altro che pensa di non doverlo fare, su questo io intendo essere rigida”.

Arriva da Federico Mollicone, FdI, l’ultimo grattacapo per Palazzo Chigi

Poco meno di un ultimatum quello di Meloni, con tanto di riferimento al sacrificio sul piano personale della leader, sforzo che evidentemente non vede condiviso da tutti. Chi non c’era, o se c’era non ha capito fino in fondo l’accorato sfogo-denuncia della premier, è Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura ed Editoria, esponente di FdI, che ieri ha pensato bene di illustrare una riforma dell’editoria con tanto di certificazione per legge delle notizie, e di farlo nella tana del lupo di Repubblica. Apriti cielo. L’hanno accusato di voler tornare al Minculpop, dopodiché è partito il solito minuetto: Palazzo Chigi si irrita, la proposta viene derubricata a iniziativa personale, il proponente fa marcia indietro. Fino a quando Meloni non sbroccherà davvero.

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