Frode Iva nel commercio di pneumatici, organizzazione criminale scovata a Savona

Dal 2016 gli accusati avrebbero generato un fatturato pari a oltre 50 milioni di euro, con mancati versamenti da 10 milioni.

Savona – I militari del comando provinciale di Savona hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa su richiesta dell’Ufficio della procura europea (E.P.P.O.) di Torino dall’Ufficio del gip di Savona nei confronti di quattro persone per associazione per delinquere e reati tributari. Nel mirino dei finanzieri una frode all’Iva nel settore del commercio dei pneumatici.

Sono stati anche contestati addebiti per responsabilità amministrativa degli enti a società con sede in Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, destinatarie di decreti di perquisizione, ed eseguiti sequestri preventivi per equivalente di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per circa dieci milioni di euro. Dalle indagini, coordinate dalla procura europea e sviluppate dal gruppo di Savona, è emersa l’esistenza di un’organizzazione criminale specializzata nella costituzione di società ”cartiere”, inserite in un sistema di ”frode carosello”, finalizzato all’acquisto di pneumatici da venditori comunitari, quindi in regime di non imponibilità, rivenduti successivamente ad aziende nazionali ad un prezzo inferiore a quello di mercato, in evasione di Iva ed alterando le regole della concorrenza.

Secondo la ricostruzione dei finanzieri, dal 2016 l’organizzazione criminale ha generato un fatturato pari a oltre 50 milioni di euro per una frode complessiva all’erario pari a circa 10 milioni di euro, determinata dal mancato versamento dell’Iva. L’esecuzione dei provvedimenti ha riguardato sei regioni (Campania, Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Calabria) e ha visto impegnate diverse decine di militari.

La costituzione delle aziende ritenute riconducibili ai soggetti indagati era di fungere da intermediari fra i fornitori con sede in Paesi dell’Unione Europea (Belgio, Paesi Bassi, Polonia, Germania, Spagna e Ungheria) e gli acquirenti nazionali, accollandosi il debito di imposta, che sistematicamente non veniva versata all’Erario, e consentendo a questi ultimi un notevole vantaggio economico (derivante dall’acquisto della merce a prezzi estremamente concorrenziali) e fiscale. 

Le attività investigative, svolte anche attraverso l’imprescindibile ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, e indagini finanziarie, hanno infatti evidenziato come le aziende oggetto dell’attività investigativa, fossero delle vere e proprie scatole vuote in quanto risultavano intestate a vari prestanome nullatenenti; prive di una reale sede operativa; sprovviste dei mezzi necessari allo svolgimento dell’attività dichiarata; aver venduto merce sottocosto, al di sotto dei prezzi di mercato. 

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