Frode fiscale, confermato il sequestro di 121 milioni di euro a filiale di Amazon

Convalidato il provvedimento richiesto dall’accusa che ritiene l’azienda colpevole di aver utilizzato corrieri soltanto formalmente dipendenti di cooperative o società “filtro”.

Milano – E’ stato convalidato dal gip Luca Milani il sequestro preventivo d’urgenza di oltre 121 milioni di euro per frode fiscale a carico di Amazon Italia Transport srl, provvedimento eseguito il 23 luglio dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf nell’inchiesta dei pm Paolo Storari e Valentina Mondovì.

Secondo l’ipotesi accusatoria, si tratta di una delle numerose inchieste della Procura milanese sul settore della logistica e sulla “somministrazione illecita di manodopera”, sarebbe emerso che i corrieri, formalmente dipendenti di cooperative o società “filtro”, erano in realtà controllati nelle consegne, dagli stabilimenti di stoccaggio fino al cliente, attraverso un software-algoritmo creato e usato da Amazon. Un presunto “sistema” che, anche per le tariffe che ha potuto praticare sul mercato, sarebbe andato “a tutto vantaggio di Amazon Italia Transport”. Con la conseguenza che allo sfruttamento del lavoro si devono sommare “rilevantissime perdite per l’erario”.

Amazon Italia Transport nel mirino di Procura e Gdf

Il gip ha anche fissato per il prossimo 31 ottobre un’udienza per discutere la richiesta dei pm di misura interdittiva del divieto di pubblicizzare, per un anno, propri servizi e beni a carico della stessa società, filiale italiana del colosso statunitense dell’e-commerce. Richiesta che riguarda solo la pubblicità per la Amazon Italia Transport, non tutto il gruppo. In altre indagini simili, come quelle che hanno portato a sequestri per decine di milioni di euro a carico di altre grandi aziende di logistica e trasporti come Gxo e Ups, il pm Storari aveva chiesto misure interdittive con stop alla pubblicità. Per il caso Gxo l’udienza è stata fissata dal gip Milani sempre per il 31 ottobre.

Per quanto riguarda Ups, invece, il giudice non ha ancora deciso sulla richiesta. Ci sono state varie udienze di rinvio, anche perché Ups ha già versato le somme contestate al fisco (come hanno fatto molte altre società per un totale di oltre mezzo miliardo di euro) ed è intervenuta sul fronte aziendale per eliminare gli aspetti segnalati dagli inquirenti nelle indagini.

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