Lascia dopo le polemiche di Pro Vita che aveva raccolto 15mila firme contro la nomina. Giuli “Clima di mostrificazione contro di lui”.
Roma – Ministero della Cultura senza pace: dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano e il cambio della guardia dello staff, anche il capo di gabinetto Francesco Spano si è dimesso. A spiegarne le ragioni, lo stesso Spano in una lettera indirizzata al ministro Alessandro Giuli. “Con sofferta riflessione mi sono determinato a rassegnarLe le mie dimissioni dal ruolo di Capo di Gabinetto della Cultura con cui ha voluto onorarmi – scrive Spano – il contesto venutosi a creare, non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante. Nell’esclusivo interesse dell’Amministrazione, pertanto, ritengo doveroso da parte mia fare un passo indietro. Ciò non mi impedisce, evidentemente, di esprimerLe la mia profonda gratitudine per la stima ed il sostegno che mi ha mostrato senza esitazione”.
Spano era segretario generale del Maxxi, il museo delle Arti del XXI secolo presieduto da Giuli prima di essere nominato ministro. È stato anche responsabile per le politiche per il dialogo interculturale per l’Istituto italiano per l’Asia ed il Mediterraneo e docente all’Università La Sapienza di Roma. Nei giorni prima della sua nomina era stato al centro degli attacchi dei Pro Vita per una questione risalente al 2017: al tempo Spano guidava l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e venne accusato di aver assicurato un finanziamento di 50 mila euro a un’associazione Lgbtq che avrebbe organizzato traffici di prostituzione. Spano diede subito le dimissioni, ma poi le accuse si rivelarono infondate. Fu scagionato in modo chiaro e netto dalle accuse.
Ma a distanza di sette anni da quei fatti finiti in una bolla di sapone, Pro vita era scesa sul piede di guerra ritenendo la sua nomina “politicamente più grave del caso Boccia“. L’associazione aveva raccolto quasi 15 mila firme contro Spano, rivolgendo un interrogativo all’esecutivo: “Come possiamo tollerare che un ministro di questo governo promuova un personaggio come Spano, quando fu proprio Meloni, sette anni fa, a chiedere con forza le sue dimissioni e la chiusura dell’Unar? La sua nomina non solo contraddice i princìpi su cui si basa l’attuale maggioranza, ma va anche contro le promesse elettorali del governo, che aveva dichiarato di voler sostenere i valori della famiglia e dell’integrità morale”.
Così Spano ha deciso di lasciare l’incarico. Immediata la reazione del ministro Giuli, che nelle ultime ore aveva provato a rifiutare le sue dimissioni. “Con grande rammarico, dopo averle più volte respinte, ricevo e accolgo le dimissioni del Capo di Gabinetto, Francesco Spano”, ha dichiarato Giuli in un comunicato del Mic. “A lui va la mia convinta solidarietà per il barbarico clima di mostrificazione cui è sottoposto in queste ore. Non da ultimo, ribadisco a Francesco Spano la mia completa stima e la mia gratitudine per la specchiata professionalità tecnica e per la qualità umana dimostrate in diversi contesti, ivi compreso il ministero della Cultura”. Alessandro Giuli, atteso per il question time, anche al suo arrivo a palazzo Montecitorio ha continuato a dribblare le domande dei giornalisti sul passo indietro fatto dal capo di gabinetto. Neanche nel raggiungere l’aula della Camera, Giuli ha rilasciato dichiarazioni ai cronisti.