Pasquale Ricucci, a capo dell’omonimo clan, è stato ucciso nel 2019. Il suo patrimonio “bloccato” dalla Gdf perché frutto delle attività illecite.
Foggia – Maxisequestro “post mortem” eseguito dai finanzieri ai danni degli eredi di Pasquale Ricucci, soprannominato “Fic secc”, assassinato nel 2019. Si tratta di beni per 700 mila euro tra immobili, fabbricati e aziende.
L’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo di complessi accertamenti, ai sensi della normativa antimafia che consente l’adozione di misure patrimoniali anche quando il soggetto destinatario della loro applicazione muoia prima dell’instaurazione del procedimento di prevenzione – come si è verificato nella vicenda in esame – nei confronti dei successori a titolo universale.
Numerose inchieste e condanne passate in giudicato hanno identificato Ricucci nel capo del clan omonimo (Ricucci-Lombardi-Romito), associazione per delinquere di stampo mafioso operante nell’area garganica in grado di esercitare una forte capacità intimidatoria verso quanti operavano nel settore agricolo e dell’allevamento del bestiame e responsabile di furto, ricettazione, truffa ed estorsione.
Sulla base delle lunghe e articolate investigazioni svolte dai carabinieri tra il 1999 e il 2021, gli inquirenti hanno ritenuto che i proventi ed i frutti delle attività illecite del boss deceduto siano stati negli anni reimpiegati per l’acquisto dei beni oggetto del sequestro. Suffragano la fondatezza del provvedimento odierno le risultanze dell’indagine “Omnia Nostra”, che nel dicembre 2021 ha portato all’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di 32 persone.
In seguito la Gdf ha sottoposto a ulteriori approfondimenti il tenore di vita, il reddito, le disponibilità finanziarie e il patrimonio dello stesso Ricucci e dei suoi eredi, indagini utili a riscontrare la sproporzione con il reddito dichiarato o con l’attività economica svolta.