Finti blitz nel campo nomadi: in manette due agenti

Hanno simulato una perquisizione per razziare orologi di lusso e denaro. Le vittime rinchiuse in casa mentre i rapinatori smontavano i pannelli delle pareti.

Roma – Un’operazione di polizia che si è rivelata essere una rapina pianificata nei minimi dettagli. È quanto accaduto nel campo nomadi di via Gordiani a Roma, dove quattro persone si sono presentate come agenti delle forze dell’ordine per mettere a segno un colpo da diverse migliaia di euro. Tra loro, due poliziotti del Commissariato Salario Parioli che si trovavano già agli arresti domiciliari per un’altra vicenda giudiziaria.

Il gruppo ha fatto irruzione nell’abitazione di una famiglia rom esibendo tesserini di riconoscimento e giustificando la presenza con la necessità di condurre una perquisizione per cercare armi e stupefacenti. Una volta all’interno, i quattro hanno bloccato i componenti del nucleo familiare impedendo loro di uscire e chiudendo la porta dall’interno.

Nonostante i sospetti manifestati dalla madre, che ha messo in dubbio l’autenticità dell’operazione, i malviventi hanno reagito con aggressività verbale. Le urla hanno provocato un malore alla donna e terrorizzato il figlio minore di dodici anni, ridotto in lacrime dalla scena. Nel frattempo, muniti di attrezzi, hanno smontato alcune porzioni delle pareti riuscendo a impossessarsi di circa cinquemila euro in banconote e di sei preziosi orologi da polso, tra cui un Cartier e cinque Rolex.

Le indagini coordinate dalla Procura hanno permesso di ricostruire l’accaduto attraverso diverse fonti: le testimonianze raccolte dalla famiglia aggredita, le registrazioni delle telecamere di sorveglianza installate nella zona e l’analisi dei dati telefonici dei due agenti, che confermano la loro presenza sul luogo del crimine al momento dei fatti.

Tre dei quattro responsabili sono stati identificati e condotti in carcere. I due poliziotti coinvolti dovranno affrontare un’accusa di rapina con aggravanti particolarmente severe: l’abuso dei poteri connessi al proprio ruolo istituzionale e la violazione degli obblighi legati alla funzione pubblica. Insieme a loro è finito dietro le sbarre anche un cittadino marocchino che avrebbe partecipato materialmente al colpo.

È stato fermato inoltre un uomo di nazionalità croata che avrebbe svolto il ruolo di informatore, fornendo al gruppo indicazioni precise sulla presenza dei beni di valore nell’abitazione. Il soggetto risultava già sotto inchiesta dall’estate del 2023 per questioni legate al possesso di un veicolo rubato e all’utilizzo di targhe falsificate. Resta da identificare il quarto componente della banda.