Un’opera di Francesco Guadagnuolo per riflettere sul tema della violenza sulle donne, di drammatica attualità.
Roma – La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne è una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che ritorna ogni anno per richiamare all’attenzione sia le battaglie sociali, economiche e politiche del mondo femminile, sia le violenze e discriminazioni di cui sono ancora argomento in tanti angoli del mondo. Ed è per questo che, su invito del Presidente Giuseppe Palma della Federazione Italiana Krav Maga, durante il Convegno del 25 novembre 2023 presso la Sede del Parlamento Europeo c/o Esperienza Europa, Piazza Venezia, n. 6 – Roma, sarà in mostra l’opera scultorea di Francesco Guadagnuolo intitolata “Femminicidio, quel che resta per non dimenticare”, la quale vuole rivolgere l’interesse su questa ferita della società contemporanea, purtroppo ancora più contingente e, indurre le nuove generazioni ad un comportamento di aiuto e di educazione vicendevole.
L’opera punta a stimolare il mondo interiore, indicando la congettura retrograda di chi crede ancora la donna, un oggetto da padroneggiare. Il disastro di talune relazioni sentimentali e atteggiamenti esaltati, spinti fin oltre ad eccessi, hanno dato vita a delle battaglie di sensibilizzazione da parte di tante Associazioni benefiche.
L’interesse dell’opera scultorea di Guadagnuolo cela proprio ciò che è compendiato in “drammaticità”, l’apparente normalità che, rivestita da un’apparente maschera, cela appunto il dramma. Questo dramma sopravvissuto da tante donne, s’identifica in questo caso in una testa di donna spoglia, di un colore blu distinto, seducente, rifinito, che vibra come il cuore rosso inserito nell’opera malgrado l’espressione del volto sospeso. Quindi la presenza del colore blu e del rosso nella scultura di Guadagnuolo servono a sottolineare il carattere drammatico della circostanza. Un “mezzo busto – manichino”, svela un corpo che diviene come mutilo quando il legame relazionale, si trasfigura in aggressività. In esso sono assemblati vari oggetti, come il teschio rosso, in basso, al centro, che è simbolo di un destino al quale la donna va incontro senza saperlo, che separa il rosso sangue delle scarpe ormai entrate nel collettivo come simbolo di violenza alle donne. Ciò che resta – la borsetta, gli occhiali, il reggiseno, il telefono, l’orologio, il profumo, evocano la vita quotidiana femminile.
L’opera ci vuole comunicare come dietro quel busto-manichino, visto come un oggetto, ci sia un corpo pensante che vive di sentimenti ed emozioni. La scultura densa di una carica emotiva è simbolo di una transrealtà corporea che si concretizza attraverso un gioco di pieni e di vuoti. Tutto questo è immerso in un silenzio che evidenzia la dimensione senza tempo. L’opera scultorea dell’artista mantiene una sua prospettiva e si compone su diversi piani, in un palcoscenico enigmatico.
L’artista ci vuole esortare alla necessità della formazione dell’uomo nella sua sfera affettiva sin dall’infanzia, affinché acquisisca la consapevolezza del rispetto della persona dell’altro sesso e della vita stessa.