Secondo l’accusa avrebbero distribuito certificazioni fasulle attraverso la disponibilità di un centro medico privato. Udienza preliminare a dicembre.
Treviso – L’ipotesi dell’accusa è che durante l’emergenza Covid a Treviso si fosse costituita un’organizzazione che, attraverso la disponibilità di un centro medico privato, avrebbe consentito di far ottenere a numerosi cittadini falsi “green pass“, sia attribuendo loro un contagio superato, in realtà “ereditato” da certificazioni intestate ad altri, sia clonando codici QR di soggetti regolarmente vaccinati da riportare nella propria documentazione, così da poter accedere a luoghi pubblici sottoposti a restrizioni.
Tra le 32 persone coinvolte nell’inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni – l’udienza preliminare è stata fissata il prossimo 18 dicembre – spicca il nome dell’ex prefetto di Treviso, Maria Augusta Marrosu, rimasta in carica circa un anno fino al 2015, accusata in particolare di aver effettuato “lo scambio di tamponi molecolari di soggetti positivi a Covid-19 con quelli di altri, alimentando così l’applicativo informatico pubblico e inducendo in errore il Ministero della Salute“. Tra gli indagati figura anche la direttrice del centro medico, un’infermiera libero professionista e una biologa. Le false somministrazioni con il rilascio di certificazioni sarebbero avvenute anche in una farmacia di Montebelluna (Treviso) e in una di Silea (Treviso).