A stabilirlo la Corte di Cassazione. Il gestore paga per il limitato godimento degli immobili e per il pregiudizio alla vita di relazione.
Roma – Gli abitanti del Quartiere Tamburi dovranno essere risarciti dal direttore dello stabilimento ex Ilva di Taranto per l’emissione delle polveri di carbone che hanno impedito ai cittadini di vivere pienamente degli immobili. A stabilirlo la Corte di Cassazione confermando la condanna al risarcimento e sottolineando che, come responsabile degli impianti, aveva una posizione di garanzia e poteva intervenire con delle soluzioni per impedire la diffusione delle polveri che, dall’autunno 2009 al luglio 2012 avevano superato i limiti consentiti per 35 volte l’anno. Come riportato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, sarebbe stata compromessa la possibilità di utilizzare balconi e terrazze e per la Suprema Corte il danno è pari al 5% del valore degli appartamenti.
Intanto, alla vigilia della decisione di Governo su chi sarà l’acquirente del complesso industriale di Taranto, la Confederazione AEPI, presieduta da Mino Dinoi, insieme ad AIGI (Associazione Indotto AdI e General Industries), presieduta da Nicola Convertino, ha dato voce alle oltre 70 imprese dell’indotto preoccupate per il loro futuro e la loro stessa sopravvivenza. “Abbiamo accolto con grande favore l’ingresso di AIGI nella Confederazione AEPI – ha dichiarato il Presidente Dinoi – infatti, da sempre la nostra mission è la tutela delle imprese che operano garantendo lavoro e benessere alle tantissime famiglie del nostro Paese. La presenza dello Stato nella società, almeno nella fase iniziale – spiega Dinoi – è una garanzia per le imprese coinvolte”.
Per “non ripetere gli errori del passato, con la nuova proprietà va individuato un piano industriale – ha aggiunto – che porti realmente avanti l’ex Ilva. La siderurgia per l’Italia è fondamentale e l’ex Ilva va salvaguardata, nel rispetto e coinvolgimento del territorio e delle imprese che ci lavorano. Rappresentando l’80% dell’indotto ex ILVA, la Confederazione AEPI, insieme ad AIGI, è pronta a dare il proprio contributo in questo momento cruciale per il destino dello stabilimento ed è disponibile ad un incontro con il Ministro Urso e la Presidente Giorgia Meloni, nonché a partecipare ai tavoli insieme con le altre parti datoriali”.
Gli fa eco Nicola Convertino, che ha dichiarato: “Come imprese dell’indotto vogliamo difendere quello che è il nostro gioiello di famiglia: l’acciaieria d’Italia. Siamo convinti che i vari settori economici possono e devono coesistere, non possiamo buttare a mare quello che è il nostro passato. Sono stati fatti lavori importanti di ambientalizzazione, ora chiediamo alla politica di non abbandonarci e che accompagni questo processo con una minima partecipazione dello Stato per sovraintendere i processi di decarbonizzazione, ma soprattutto perché l’acciaio italiano è strategico ed è stato anche decretato per legge. Siamo pronti e tendiamo la mano alla nuova proprietà affinché questo processo si avvii nel più breve tempo possibile”.
“La pressione su questo stabilimento è talmente forte che se ne usciamo, e ne dobbiamo uscire, lo faremo con slancio, ma ci vorrà tanta energia proprio come ce ne è voluta in passato. Dobbiamo lavorare insieme perché chi comprerà ha visto gente bravissima nel fare acciaio, nel fare innovazione, rispettare le regole, utilizzare bene l’energia. Mancano poche ore, questa è una grande occasione. Sono ottimista. C’è stato l’impegno del governo a mantenere la presenza dello Stato, ora vedremo gli sviluppi”, ha detto Davide Tabarelli, uno dei commissari straordinari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, all’incontro ‘Ex Ilva: un passato da difendere, un futuro da costruire’, organizzato da Aepi e Aegi, che rappresentano le imprese dell’indotto.
La fine della partita per l’acquisizione è sempre più vicina, domani venerdì 14 marzo. Tra i protagonisti i rappresentanti di Baku Steel, che – dopo aver fatto un giro nello stabilimento tarantino per una visita tecnica, per vedere il funzionamento delle centrali e degli altri impianti – sono volati a Roma. In virtù di questo si fanno sempre più forti le voci che li vedono come i vincitori della gara per l’acquisizione, seppur da parte di Ministero delle imprese e commissari straordinari resta il massimo riserbo anche per via del rischio ricorsi in caso di qualche dichiarazione sfuggita troppo facilmente.