ERO STRANIERO: DA BATTAGLIA POLITICA A DISEGNO DI LEGGE

Va rivisto tutto il sistema dei flussi d’ingresso, adeguandoli alle più recenti esigenze del mercato produttivo italiano. L';immigrato, con il suo lavoro, viene valorizzato e può contribuire a sviluppare la nostra economia con vantaggi per l';intera comunità.

La campagna “Ero Straniero” fu lanciata ufficialmente il 12 aprile 2017 in una conferenza stampa al Senato del Partito radicale da Emma Bonino e dalle altre organizzazioni promotrici della legge d’iniziativa popolare: Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ACLI, ARCI, ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), Centro Astalli, CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), A Buon Diritto, CILD (Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili), con il sostegno di molte altre organizzazioni impegnate nel settore dell’immigrazione, tra cui Oxfam, ActionAid, Federazione Chiese Evangeliche Italiane, Comunità di Sant’Egidio.
Il 27 ottobre 2017 si chiudeva la raccolta di firme, con circa 90.000 firme raccolte in sei mesi, consegnate poi alla Camera dei Deputati, quale proposta di legge d’iniziativa popolare con lo scopo di modificare la vigente legge Bossi-Fini.
L’11 aprile 2019 la Camera dei Deputati iniziava l’esame della proposta di legge, relatore il deputato Riccardo Magi, il quale, nel suo intervento introduttivo, sottolineava che la proposta di legge si contrapponeva alla dichiarata intenzione del Governo di rimpatriare 100 mila dei 530 mila migranti presenti nel nostro territorio. Inoltre, si proponeva di favorire l’introduzione di canali legali d’ingresso nel nostro Paese, con forme di regolarizzazione degli stranieri già presenti in Italia e sostanzialmente già integrati.

Va detto, a questo proposito, che l’Italia consente ormai da decenni agli stranieri di entrare nel Paese con i flussi di ingresso, sostanzialmente con un contratto di lavoro, ma tale sistema ha creato una serie di incongruenze e difficoltà:
  • 1) Anzitutto, il sistema dei flussi viene utilizzato molto spesso dagli stessi stranieri che invitano in Italia i loro connazionali non sempre per favorirli, ma a volte dietro compenso di somme anche ingenti, tra 5 e 30 mila euro. Non è raro il caso di chi si vende la casa nel Paese d’origine per affrontare il viaggio di emigrazione.

 

  • 2) Secondo poi, come faceva notare una deputata alla discussione della Camera, è una finzione invitare a lavorare in Italia uno straniero residente all’estero di cui non si conosce nulla. Invero, sono gli stessi stranieri, spesso residenti illegalmente, che ricorrono ai flussi d’ingresso per regolarizzare la loro posizione di irregolari.

 

  • 3) Lo straniero entrato con i flussi di ingresso con permesso di lavoro, dovrebbe lavorare sempre e senza interruzione e non potrebbe tornare nel suo Paese, pena la perdita del permesso di soggiorno. Risulta difficile per lo straniero restare in Italia anche quando perde il lavoro oppure cambiano le condizioni iniziali. Ad esempio, con la crisi economica che dal 2008 perdura sino a oggi, molti stranieri hanno perso il lavoro. Nonostante alcuni di essi siano residenti in Italia da 20 o 30 anni, e quindi di fatto cittadini italiani per la lunga permanenza nel nostro Stato, hanno ancora un permesso di soggiorno collegato al lavoro, quindi, con la perdita dell’impiego, perderebbero anche la possibilità di restare legalmente nel Paese.


Il fatto di perdere il permesso di soggiorno a causa della crisi economica, o anche dell’evoluzione del mercato del lavoro, viene vissuto dallo straniero come una profonda ingiustizia, come una vera e propria espulsione senza colpa. L’attuale legge li considera “clandestini”, trascurando di considerare come per decenni abbiano svolto lavoro regolare.
Spesso assieme a loro vivono le famiglie, con figli che sono nati e hanno studiato in Italia. Anche loro possono perdere il diritto di soggiorno con molta facilità, se non trovano subito un lavoro o una sistemazione, e possono essere rimandati nello Stato di origine dei genitori, di cui non conoscono nulla o dove non sapranno adattarsi. L’iniziativa di legge popolare “Ero straniero”, era stata avviata per queste e altre considerazioni, al fine di superare tali difficoltà e migliorare il rapporto con lo straniero.
Il 18 giugno 2019 la Commissione Affari Costituzionali della Camera apriva il dibattito sulla proposta di legge, che vuole modificare l’attuale Testo unico sull’Immigrazione, con due direttive principali:


  • – l’introduzione di canali d’ingresso per il lavoro, che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori di Paesi terzi, da selezionare attraverso intermediari in base alle richieste di figure professionali dall’Italia;

  • – la possibilità di regolarizzare gli stranieri già radicati nel nostro territorio, a fronte della disponibilità di un lavoro o di legami familiari.

Si fa notare, da parte dei promotori, che gli stranieri in Italia sono circa 5 milioni, e che la maggior parte proviene dall’Est europeo, mentre l’attenzione del pubblico viene concentrata solo sugli sbarchi dal Mediterraneo. Va invece regolato il mercato del lavoro, come è stato fatto in altri Paesi d’Europa, più concentrati a favorire la loro economia piuttosto che sull’aspetto umanitario della questione.
La nostra immigrazione è più subita che programmata. Dopo il 2011, le quote annuali stabilite nei “decreti flussi” si sono azzerate, non si è più consentito l’ingresso per lavoro. Sono aumentati dunque gli ingressi irregolari e le dichiarazioni di irregolarità di quelli che già stavano in Italia. Nel 2018 si contano 533 mila stranieri irregolari e se ne prevede un aumento a seguito della soppressione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, per cui nel 2020 si prevede un aumento degli irregolari a 630 mila. L’errore di questi anni è stato proprio quello di non consentire l’ingresso a lavoratori stranieri, fatto che ha danneggiato l’economia italiana, penalizzando soprattutto l’aspetto pensionistico, a causa dell’invecchiamento della popolazione.

In definitiva, la storia dell’immigrazione italiana appare casuale, legata più agli eventi politici e alla propaganda che a un evento ragionato. E mentre gli altri Paesi volgono l’immigrazione a loro vantaggio, per incrementare e migliorare l’economia, l’Italia subisce solamente l’immigrazione, favorendo indirettamente proprio il lavoro nero, gli sbarchi illegali, la situazione d’irregolarità. Sembra che queste situazioni vengano accet
tate come un fatto irrimediabile, come la condizione per accogliere lo straniero in Italia.

Per i promotori della Legge di iniziativa popolare, invece, esiste una terza via, quella della programmazione: l’apertura di una via legale per il lavoro, potrebbe essere una soluzione all’immigrazione irregolare. L’Australia, ad esempio, consente un ingresso legale, strettamente connesso all’economia, con permessi di un anno per l’agricoltura. Gli altri permessi sono rigidamente collegati alla specializzazione lavorativa e alle esigenze di lavoro dello Stato.
Nel disegno di legge “Ero Straniero”, è previsto uno sponsor che garantisca e accompagni il lavoratore straniero. Esiste ad esempio, nei Paesi anglosassoni, un sistema di permessi a punti, che efficacemente ricollega talune posizioni lavorative al possesso di alcuni requisiti. Negli altri Paesi europei, poi, si pone in rilievo l’aspetto dell’integrazione dello straniero nella società che lo ospita, per cui uno straniero che risiede da 20 anni nel nostro Stato ha rescisso, di fatto, i legami con lo Stato di origine, e ha legami ormai definitivi nel nostro Paese.
Rilevano ancora i promotori del disegno di legge che, a differenza dei Paesi più avanzati, in Italia sino a oggi non è stato considerato l’aspetto produttivo, ma si è solamente calcolato l’incasso fiscale collegato al pagamento del contributo richiesto per le sanatorie. Al di là dei risultati positivi ottenuti, grazie ai quali migliaia di stranieri furono regolarizzati negli anni 2010-2012, tale modus procedendi ha prodotto anche molte distorsioni, truffe, inganni, e una serie di procedure amministrative complesse, durate anni e costate forse ancor più di quanto incassato dal fisco.
Chi scrive ha seguito molti processi penali collegati a falsi sponsor, a fantomatici datori di lavoro, e anche a lavoratori disposti a sborsare somme ingenti pur di ottenere la sanatoria e che in tal modo si sono esposti a truffe di ogni genere. Il legislatore dovrebbe essere informato del fatto che ogni legge in materia d’immigrazione, al di là dei buoni propositi, viene interpretata, spesso dagli stessi stranieri beneficiari, come un mezzo per truffare i propri compatrioti. Gli italiani, che conoscono bene i rischi del favoreggiamento dell’immigrazione, restano invece estranei alla sanatoria, che favorisce solo gli stranieri, i loro parenti, i loro affari, e spesso anche il malaffare.
La Camera dei Deputati, nella discussione del 2019, rilevava che va regolato maggiormente proprio il fenomeno del lavoro in nero e la posizione del clandestino, per cercare di evitare di ricadere nella trappola della legge Bossi-Fini che ha finito per favorire e aumentare l’irregolarità. Ciò perché prevedeva di assumere in Italia lavoratori che erano residenti all’estero, e che quindi il datore di lavoro non conosceva neppure. Questa situazione ha favorito lo sfruttamento e aumentato l’irregolarità, che oggi si aggira attorno al 58%.
Ora molte delle condizioni del 2010 sono cambiate, si è passati da una situazione di relativo benessere a una crisi economica molto grave, e poi a un cambiamento delle condizioni lavorative, per cui va rivisto lo scenario della regolarizzazione. Al momento appare prevalente il problema di favorire l’economia italiana, piuttosto che l’ingresso per motivi umanitari, che finiscono per relegare lo straniero in una posizione marginale. In tale quadro e prospettiva, l’inserimento del lavoratore straniero deve entrare in sintonia con la situazione del lavoro italiano e non è più concepibile favorire un’immigrazione indiscriminata di persone che poi non sanno cosa fare.
È stato osservato ancora nel dibattito presso la Camera dei Deputati che il lavoro degli stranieri si concentra su settori dove gli italiani spesso non intendono adoperarsi come l’agricoltura e l’assistenza alla persona (badanti e colf). Alcuni deputati osservavano che le imprese del nord Italia hanno bisogno di alcune tipologie di lavoro che non provengono dal nostro Paese, figure altamente specializzate, oppure disposte a mansioni di tipo particolare che gli italiani non accettano di ricoprire. Per questo va rivisto tutto il sistema dei flussi d’ingresso, adeguandolo alle più recenti esigenze del mercato produttivo italiano.
In tal modo, con un adeguato contemperamento del mercato del lavoro e delle esigenze dei lavoratori stranieri, l’immigrato è valorizzato e con la sua attività e può contribuire a sviluppare l’economia, a vantaggio dell’intera comunità.
Vedremo come e in quale misura queste buone intenzioni verranno poi realizzate.
Allegata, la proposta di legge popolare “Ero Straniero”.
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