Emozioni e melodie al teatro greco di Tindari con “La Traviata” di Verdi

Il Parco archeologico di Tindari, diretto dalla vulcanica Anna Maria Piccione, ha voluto confermare l’edizione 2023 del Festival Lirico dei Teatri di Pietra. Un successo che si ripete.

Tindari – Il 12 Agosto, alle ore 21, la cavea del Teatro greco si inonderà di passione, energia, sentimento e ritmo grazie alla produzione de “La Traviata” di Giuseppe Verdi che il 5 Agosto ha inaugurato la sezione opera del Festival Lirico dei Teatri di Pietra 2023 dal Teatro greco di Siracusa.

Assoluto protagonista dell’offerta culturale d’eccellenza si è rivelato il Parco Archeologico diretto da Anna Maria Piccione che ha garantito al Coro Lirico Siciliano, Ente di prestigio internazionale che ormai da 7 anni porta la musica colta al Teatro greco, la possibilità di realizzare gli eventi in programma per l’edizione 2023 del Festival Lirico dei Teatri di Pietra, kermesse ormai consacratasi come faro culturale di riferimento del meridione.

Analoga visione, purtroppo – va detto – non ha dimostrato il Comune di Patti, organizzatore del Tindari Festival, che si è tirato indietro di fronte alle giuste richieste degli organizzatori, che chiedevano, se non altro, per lo meno la conferma delle condizioni ottenute negli anni precedenti.

E’ la seconda volta, quest’anno, che il Festival si trova a doversi scontrare con una visione quanto meno discutibile della gestione dei nostri gioielli greci, in quanto gli amministratori locali talvolta scelgono di preferire eventi di musica leggera, pop, rock a eventi più classici, che, senza ombra di dubbio, meglio si confanno alle aree archeologiche. A fine stagione sarà, forse, il caso di fare una riflessione in merito, perché è evidente che, prima di tutto, le rappresentazioni classiche e la musica cosiddetta “colta” dovrebbero trovare ampio spazio nei teatri di pietra, senza nulla voler togliere alla musica leggera, ma certamente non è plausibile che accada il contrario.

Anche questa volta, grazie alla lungimiranza del Parco Archeologico di Tindari, di cui da poco è stata nominata direttore artistico Anna Ricciardi, i calici potranno essere alzati e si potrà brindare a una rappresentazione che, certamente, rimarrà nella storia di uno dei luoghi più suggestivi della nostra Sicilia.

Il capolavoro del Cigno di Busseto sarà realizzato in maniera completa e innovativa con una particolare mise en espace firmata dal talento registico di Salvo Dolce, con effetti che regaleranno allo spettatore un vero e proprio intimo coinvolgimento nel dramma in tre atti ispirato a “La Dame aux camelias” di Alexandre Dumas figlio.

Assoluti protagonisti due tra i complessi di maggiore rilievo, il Coro Lirico Siciliano e l’Orchestra Filarmonica della Calabria, diretti da Filippo Arlia. L’aria festosa e spensierata dell’opera lirica sarà arricchita dai ritmi travolgenti e dalla forza evocativa della danza andalusa grazie al Balletto originale flamenco di Murcia (Spagna) diretto da Matilde Rubio, per una notte intrisa di magia, mito ed eternità.

Il melodramma verdiano vedrà schierati nomi di rilievo internazionale: a interpretare il ruolo di Violetta Valery il soprano Laura Martorana, il tenore Giulio Pelligra, artista siciliano affermato in tutti i più rinomati Teatri d’opera internazionali, sarà Alfredo Germont, mentre il baritono Mario Cassi commuoverà con la paterna interpretazione di Giorgio Germont. Il ricco parterre vocale sarà completato da giovani ed affermati
artisti lirici: Licia Toscano (Flora Bervoix); Simona Di Capua (Annina); Davide Benigno (Gastone); Alex Franzò (Barone Douphol); Marco Tinnirello (Marchese d’Obigny); Riccardo Bosco (Dottor Grenvil); Pietro Di Paola (Giuseppe); Sezer Akkaya (Commissionario); Sergio Rao (Domestico di Flora).

Ancora una volta, un festival della durata di 2 mesi che produce oltre 40 serate di spettacolo nei principali parchi archeologici, nei più blasonati teatri antichi e greci ma anche nelle zone meno note, che posseggono gioielli di inestimabile pregio che attendono di essere conosciuti e valorizzati, nell’ottica della instancabile opera di decentramento culturale che contraddistingue l’attività dell’ente siciliano sin dalla sua costituzione.

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