Indetta dai Consigli dell’Ordine, la mobilitazione intende denunciare la situazione in cui versano gli uffici, in grave carenza d’organico e oberati di lavoro in seguito alla “riforma Cartabia”.
Roma – Gli uffici dei giudici di pace di Torino e di Roma, e non solo, versano “in una grave situazione” e “non sentivano alcuna necessità della riforma Cartabia“. Per questo l’Associazione nazionale forense (ANF) ringrazia le sedi di ANF Torino-Piemonte e di ANF Roma per aver aderito alla manifestazione di protesta, organizzata dai Consigli dell’Ordine degli Avvocati di riferimento, per domani, ed esprime piena solidarietà ai colleghi torinesi e romani per la grave situazione in cui versano i rispettivi uffici. Situazione che accomuna gli uffici del giudice di pace di moltissime altre sue sedi territoriali, quali – tra le altre – quelle di Bergamo, Busto Arsizio, Salerno e Napoli, e alle quali l’Associazione non può che ribadire il suo pieno e convinto sostegno.
L’ANF “esprime altresì il suo pieno sostegno all’analoga manifestazione organizzata dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, congiuntamente al Coa dell’intero Distretto, e a cui aderiranno le sedi del circondario di ANF, per il 13 dicembre prossimo, che avrà luogo mediante l’astensione dalle udienze civili e penali in tutti gli uffici del giudice di pace del Circondario di Napoli”.
Gli uffici del giudice di pace, sottolinea l’ANF, “già stremati per la carenza drammatica di giudici, non sentivano infatti alcuna necessità della riforma Cartabia” con la quale il giudice di pace “si è visto raddoppiare il carico di lavoro: oltre al consistente bagaglio dei procedimenti amministrativi in materia di immigrazione e dei procedimenti penali, si è aggiunto un considerevole incremento dei procedimenti civili, derivante dall’aumento della competenza in materia civile, che passa da cinque a diecimila euro nelle cause relative a beni mobili e a 25mila euro per le cause relative al danno prodotto dalla circolazione di veicoli e natanti”.
La situazione, lamenta l’Associazione, “sta quindi diventando ingestibile, con inevitabili ritardi nella fissazione delle prime udienze – che, nella migliore delle ipotesi, avviene ad un anno e mezzo di distanza dal deposito del ricorso introduttivo – , nel deposito delle sentenze, nello scioglimento delle riserve e con rinvii per i medesimi incombenti di anno in anno ‘a causa del sovraccarico del ruolo‘”. Comprensibili e altrettanto inevitabili le lamentele degli avvocati e dei cittadini, che vedono allungati ulteriormente i tempi del processo e si trovano in una situazione di vera e propria denegata giustizia.
Peraltro, “non si vede una luce in fondo al tunnel e non si riesce a capire come si possa dare una risposta credibile e concreta a queste sacrosante lamentele. In una situazione di così grave scopertura d’organico è difficile pretendere di più da giudici già allo stremo delle forze e demotivati da anni di disinteresse del ministero della Giustizia” e “da una riforma, di fatto, punitiva della magistratura onoraria. D’altronde, come noto, i procedimenti davanti al giudice di pace, che trattano ormai quasi la metà del contenzioso civile, non rilevano ai fini statistici per i parametri del PNRR: circostanza che altro non fa che aggravare il totale disinteresse del Ministero per la giustizia di prossimità”. E la situazione non sembra destinata a migliorare, se solo si considera che, a partire dal 2025, la competenza per materia e per valore dell’ufficio verrà ulteriormente aumentata.
Ciò che più stupisce, incalza ancora l’ANF, “è poi che il ministero della Giustizia, in questa gravissima situazione, che riguarda la gran parte degli uffici a livello nazionale, ha deciso di destinare lo strumento dell’ufficio del processo solo ai tribunali, i quali però hanno visto ridotta considerevolmente la loro competenza, proprio a svantaggio dei giudici di pace. A tutto ciò si aggiunga che l’informatizzazione non ha certo aiutato i giudici di pace: la nuova piattaforma del processo telematico, attivata sul portale PST giustizia, funzionando in upload, durante le udienze è lentissima e rende difficoltoso il deposito dei verbali, con inevitabile drammatico allungamento dei tempi e delle attese dei colleghi”.
L’ANF, conclude l’Associazione, “garantirà quindi sempre il suo impegno per dar voce alle lamentele dei colleghi, e la sua volontà di collaborare attivamente per trovare soluzioni utili e concrete all’annoso problema del giudice di pace, su tutto il territorio nazionale”.