Se la mucca non mangia non fa più il latte. Una banale regola contadina che qualcuno dovrebbe insegnare al burattinaio del sistema fiscale tributario italiano.
Fare gli imprenditori in questo periodo in Italia significa essere veri eroi o autentici folli. L’imprenditore infatti è solo contro tutti, subissato da regole impossibili, in balia della burocrazia, con dipendenti da guidare e pagare, tartassato dal fisco. In parole povere essere imprenditore oggi vuol dire essere da solo contro il sistema. Con questa realtà l’Italia va a rotoli diretta com’è da un pifferaio magico che porta tutti verso il dirupo. La perdita non è solo economica e culturale. Si perde soprattutto la dignità come imprenditore, come persona, buon padre di famiglia e anche come Italiano. Il sistema sta creando veri e propri rapporti di sudditanza con la popolazione e nessuno o pochi se ne sono resi conto.
Lo Stato italiano è diventato esoso e vessatorio nei confronti di chi lavora onestamente, di chi fa impresa, di chi produce ricchezza. La pressione fiscale è talmente alta che nonostante le diverse tipologie di aziende, nei vari comparti, si diano da fare per mantenere in vita la propria attività secondo le regole di economia aziendale – e vi parlo di regole base che vengono insegnate all’università nel corso di Economia Aziendale, quindi si parla dell’Abc – le aziende stanno chiudendo i battenti l’una dietro l’altra. Sotto uno Stato vessatorio come il nostro, con livelli di tasse e imposte al di sopra di ogni logica economica, possiamo parlare di una vera e propria ‘dittatura fiscale’. Per poter sopravvivere economicamente l’azienda può applicare 3 tipi di strategia:
1) applicare l’ELISIONE fiscale
2) applicare l’ELUSIONE fiscale
3) applicare l’EVASIONE fiscale
L’elisione di fatto serve a programmare l’azienda per fare utile zero. I costi in bilancio azzerano l’utile. In tal modo non è possibile tassare un utile che non c’è. In termini pratici se non ho utile non pago le tasse.
Per elusione fiscale si intende invece il comportamento di chi sfrutta lacune ed imperfezioni del sistema normativo per conseguire risparmi d’imposta, facendo utile ma al limite del formale rispetto della legge.
L’evasione, infine, significa che nonostante l’utile a bilancio le tasse non le pago.
In Italia ci troviamo all’interno di un vero regime fiscale, vessatorio e iniquo. Stanno adottando alla lettera la tecnica della ‘rana bollita’. Il principio filosofico, rappresentato da una metafora più che eloquente, vuole che se una rana viene messa improvvisamente in acqua bollente, salterà fuori dalla pentola e fuggirà. Se la rana viene messa in acqua tiepida che viene portata ad ebollizione lentamente, non percepirà il pericolo e si farà cuocere sino a tirare le cuoia. Queste tecniche, care ranocchie, sono riportate in tutti i manuali di economia aziendale. Sui libri c’è scritto che quando uno Stato applica la politica di alzare le tasse indiscriminatamente per non affogare, finisce nello scavare la fossa per sé e per la collettività.
Se la mucca non mangia non fa più il latte. Una banale regola contadina che qualcuno dovrebbe insegnare al burattinaio del sistema fiscale tributario italiano.
La curva di Laffer, dal nome di un importante economista statunitense dell’amministrazione Reagan, mette in relazione l’aliquota d’imposta (asse delle ascisse) con le entrate del fisco (asse delle ordinate). È a forma di campana e questo significa che superato un certo limite di pressione fiscale, ulteriori aumenti di imposta causano solo un aumento di evasione ed elusione. Secondo gli economisti l’aumento delle tasse in Italia (superiore alla media europea) porta a una diminuzione dei consumi e una corrispondente diminuzione dell’introito fiscale. Il gatto si morde la coda.