Effetto domino in Puglia: un altro assessore della giunta Emiliano nel mirino, è Lopane

La finanza avvia accertamenti sulla società che fornisce servizi a un centro di riabilitazione guidato da moglie e suocera del politico.

Bari – Come nell’effetto domino, in Puglia le “tessere” della sequenza della politica invasa dal malaffare, messe in fila, cadono una dopo l’altra. Una nuova tegola si abbatte prepotente sulla giunta della Regione guidata da Michele Emiliano. Dopo la vicenda dell’ex assessora ai trasporti Anita Maurodinoia, che si è dimessa dopo l’inchiesta che la vede tra gli indagati per corruzione elettorale, adesso i riflettori sono puntati sull’assessore al Turismo Gianfranco Lopane.

La Guardia di finanza di Taranto, alcuni giorni fa, ha acquisito documenti e ha identificato il personale in servizio nel centro di riabilitazione Osmairm di Laterza, guidato dalla suocera e dalla moglie di Lopane. L’assessore al Turismo pugliese è, tra l’altro, amministratore della società “Armonia Immobiliare” che si occupa dei servizi di cucina e lavanderia proprio del centro di riabilitazione Osmairm e che percepisce circa 30 milioni di euro all’anno dalla Regione Puglia.

Antonio Decaro e Michele Emiliano

Oltre cinquanta militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Taranto si sono presentati contemporaneamente – mercoledì 10 aprile – in tutte le sedi di Osmairm. Le Fiamme gialle avrebbero raccolto e fatto confluire nel fascicolo d’indagine della procura una corposa documentazione fiscalecontabile e contratti che si riferiscono ad un arco temporale compreso tra il 2017 ed oggi. Lopane, che non è coinvolto nelle indagini, respinge con forza ogni ipotesi di “conflitto di interessi” definendo “tendenzioso” accostare il suo nome “ad altre vicende rispetto alle quali sono assolutamente estraneo“.

L’assessore al Turismo respinge al mittente ogni sospetto: I “legittimi controlli dei giorni scorsi della guardia di finanza” nelle strutture di Osmairm “non hanno in alcun modo riguardato la mia società di servizi” che “amministro sin dal 2018, dunque da prima che fossi eletto al Consiglio regionale”, insiste Lopane. E va oltre: l’unico “nesso plausibile” del suo coinvolgimento nella vicenda è quello “di voler indirettamente condizionare scelte politiche da parte di chi è chiamato ad assumerle in un momento delicato”. Il riferimento al terremoto politico-giudiziario che ha travolto la Puglia da settimane non è puramente casuale, come non è casuale il fatto che Lopane si riferisca alle parole rivolte dalla segretaria dem Elly Schlein a Emiliano di “cambiare passo”.

Solo pochi giorni fa il sindaco di Bari Antonio Decaro ha sollevato Alessandro D’Adamo dalla delega di assessore al Bilancio del Comune, perché indagato insieme alla sorella Annalisa e a Danilo Cicchetti. La vicenda riguarda alcune società di formazione coinvolte e riconducibili allo stesso assessore. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, infatti, tre imprenditori baresi avrebbero beneficiato delle erogazioni europee nell’ambito del programma Garanzia Giovani attraverso alcuni enti di formazione che, di fatto, non avrebbero mai svolto i corsi. Una frode, dunque, secondo gli inquirenti, dell’ammontare di 8,8 milioni di euro, alla luce della quale le accuse contestate a D’Adamo sono di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed emissione di fatture per operazioni inesistenti per fatti commessi a Bari tra il 2019 e il 2022.

Alessandro D’Adamo

Non è finita: in queste ore l’amministrazione comunale rischia di perdere un altro pezzo. Il presidente dell’Amiu, la municipalizzata barese dei rifiuti, Paolo Pate, ha infatti rimesso il suo mandato nelle mani del sindaco Decaro. La decisione arriva dopo il rinvio a giudizio di Pate in una vicenda risalente a sei anni fa che riguarda presunti raggiri societari e passaggi di quote con firme false, quando Pate era il commercialista e consulente di due società dei fratelli Marco e Alceste Cavallari, figli del defunto “ex re” delle cliniche private pugliesi Francesco “Cicci” Cavallari.

Una vicenda che di certo non ha nulla a che vedere con il suo ruolo nell’amministrazione ma “tenendo conto del clima politico sorto nelle ultime settimane – spiega Pate – pur tale procedimento non riguardando in alcun modo la mia attuale attività prestata come Presidente di Amiu Puglia spa e nonostante il reato contestatomi non sia contenuto nell’elenco della Carta di Pisa, che avrebbe dovuto impegnarmi a rassegnare le mie dimissioni in caso di rinvio a giudizio, al fine di non mettere in qualsivoglia forma di imbarazzo le amministrazioni comunali di Bari e Foggia ho ritenuto opportuno rimettere il mio mandato nelle mani del sindaco”.

Insomma, l’effetto domino in Puglia sta facendo cadere le “tessere” una dopo l’altra, una sull’altra, e anche se le inchieste e le vicende non sono strettamente connesse l’una all’altra, fanno parte di un sistema che si muoveva sotterraneo e che sta uscendo pian piano allo scoperto mostrando tutto il sottobosco.

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