In Italia si rendono necessari esami di abilitazione riconosciuti dall’Ente Nazionale Aviazione Civile. Le norme europee in vigore dal prossimo anno potranno rivoluzionare esami e concessioni.
ROMA – Lo chiamano Drone, un termine del lessico americano che vuol dire velivolo che si libra nell’aria senza pilota a bordo ma controllato mediante onde radio da terra. Il termine italiano, assai meno fantasioso, fa uso di un acronimo definendolo S.a.p.r. ovvero Sistema aeromobile a pilotaggio remoto. Si tratta per lo più di apparecchi a quattro o sei eliche definiti quadricotteri o esacotteri che si maneggiano tramite una consolle da terra e in grado di decollare, mantenersi in volo e atterrare né più, né meno, come un aereo di linea. I primi modelli sperimentali, in prova sin dalla prima guerra mondiale, sono di esclusiva provenienza militare. Un velivolo in grado di volare per migliaia di chilometri e pilotabile da terra tramite strumentazione elettronica e con la possibilità di sorvolare e, se è il caso, colpire obiettivi strategici è sempre stato il sogno dell’aeronautica moderna. Per di più in caso di combattimento e di abbattimento del drone non esiste perdita di vite umane. Insomma uno strumento che, in campo civile e con dimensioni minori, viene sempre più usato non solo per motivi ricreativi e sportivi ma di grande utilità per realizzare foto e videoriprese dall’alto del cielo oppure per effettuare rilievi cartografici, geologici, planimetrici, altimetrici e persino per irrorare diserbanti nei campi oppure per individuare, munendo il drone di telecamera infrarossa, patologie delle piante in ampi spazi coltivati.
Poi ci sono i Droni (il plurale è stato italianizzato) utilizzati dalle forze di polizia per la vigilanza aerea di zone sensibili e quelli in rado di prestare soccorso con l’avvistamento, sempre dall’alto, di naufraghi o vittime di valanghe e dispersi su territori di varia natura. In ultimo, ma non per ultimo, i Droni adatti per giocare e divertirsi all’aria aperta.
Ce n’è per tutti gusti e da una decina d’anni il fatturato dei fabbricanti di Sapr è in continua ascesa nonostante una certa flessione registratasi all’inizio dello scorso anno quando l’Enac (Ente nazionale aviazione civile) ha emanato una normativa che col tempo si è fatta sempre più restrittiva. E qui, come si dice, casca l’asino nel nostro Bel Paese. La normativa attuale (e fatti salvi due disegni di legge tutt’ora in discussione in Parlamento) è farraginosa e poco chiara e fa capo al Regolamento sui Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto del dicembre 2015: per il patentino oltre i 300 grammi si rende obbligatorio il corso teorico e pratico con esame finale e ore di volo obbligatorie prima di sostenere la prova davanti al docente.
Le scuole di volo, con uno o più istruttori, dovranno essere riconosciute dall’Enac e ottenere dall’ente nazionale Aviazione civile il numero di autorizzazione. Dal prossimo anno dovrebbe entrare in vigore la normativa Easa, acronimo di European Union Aviation Safety Agency, l’agenzia europea di Sicurezza aerea, dove le norme saranno unificate nei Paesi dell’UE. Il limite dei 300 grammi si abbasserà ai 250 con l’obbligo di registrare il drone senza targa, di stipulare un’assicurazione e detenzione di un velivolo con il marchio CE. Per il resto la patente rimarrà obbligatoria ma in più verrà introdotto un corso on line per tutte le rimanenti categorie. Le nuove norme saranno in vigore dal luglio 2020 e ci saranno due anni di transizione per mettersi in regola. Al momento se ci si limita ad operare con velivoli al di sotto dei 300 grammi, ovvero operanti in condizioni non critiche e solo per giocare, non c’è bisogno di nulla, men che meno dell’abilitazione Enac.
Per tutti gli altri casi, come abbiamo accennato, ci si dovrà sottoporre a una severa visita medica specialistica e partecipare con profitto ad un corso teorico-pratico riconosciuto dall’Enac e conseguire il relativo attestato una volta superato l’esame. Occorrono poi il quaderno di bordo e di manutenzione oltre alla trafila Enac per iscrivere il proprio velivolo nell’elenco flotta dove si dovranno Depositare i rispettivi manuali. Ultima raccomandazione: tanta, tanta prudenza per evitare forti sanzioni, denunce penali e ritiro dell’abilitazione. La competenza specifica per i controlli è stata demandata alla polizia stradale. La cosa è tutt’altro che facile e da qualche anno le speculazioni non si contano più. Un corso base costa dai 400 euro ai 3.000 euro per conseguire l’attestato di abilitazione che si diversifica per operazioni non critiche e critiche. Poi c’è la visita medica che costa una media di 100 euro e che vale 5 anni mentre superati i 40 anni la visita dovrà ripetersi ogni due. Modugno, invece, ci faceva volare con una canzone…
Sergio Rotondi, pilota e operatore Sapr abilitato Enac