Una vasta operazione condotta nel Potentino ha portato all’esecuzione di 42 misure cautelari. Le organizzazioni avevano ramificazioni su tutto il territorio nazionale.
Potenza – Sono in tutto 42 i provvedimenti cautelari personali emessi dal Gip di Potenza a seguito di un vasto blitz condotto stamattina sul territorio di Potenza e provincia, di Roma e in diversi comuni delle provincie di Salerno, Foggia e Reggio Emilia. Le misure restrittive sono state applicate nei confronti di soggetti gravemente indiziati di appartenere a due distinte associazioni per delinquere, che coinvolgevano anche minori, finalizzate al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, aggravate dal numero dei partecipanti e dall’avere commesso i fatti in luoghi frequentati da minorenni.
Entrando nel dettaglio, sono state applicate 20 misure di custodia cautelare in carcere; 13 misure degli arresti domiciliari e 9 misure dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. I sodalizi operavano sul territorio di Potenza e provincia, nello specifico nei comuni di Tito, Avigliano e Pietragalla, con ramificazioni sul territorio di Foggia, Salerno e Roma. Perquisizioni sono avvenute anche a Potenza e comuni limitrofi, Lecco e nella provincia di Matera. Altri soggetti sono infine stati indagati per usura e riciclaggio.
L’indagine è stata coordinata dalla Dda di Potenza e condotta dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile della locale Questura, con il supporto e la collaborazione degli investigatori di altri 22 capoluoghi di provincia, dei Reparti Prevenzione Crimine di Basilicata, Lazio, Puglia, Calabria e Toscana, oltre che dei poliziotti del Dia di Potenza e delle unità cinofile.
La prima associazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti aveva la sua base logistica sul territorio di Tito (PZ) e Potenza, con continui e reiterati approvvigionamenti di cocaina, marijuana e hashish da fornitori domiciliati a Cerignola (FG) ed Eboli (SA). La seconda operava nei comuni di Avigliano (PZ), Pietragalla (PZ) e Potenza, mentre gli approvvigionamenti di droga avvenivano da un fornitore domiciliato in provincia di Roma.
Altre forniture venivano procurate da due rifornitori di nazionalità italiana residenti a Cerignola (FG) e uno di nazionalità marocchina residente a Eboli (SA). I sodali vi si recavano eludendo la sorveglianza e i controlli delle forze dell’ordine e pagavano l’approvvigionamento in bitcoin privi di tracciabilità; la sostanza stupefacente veniva inviata direttamente a casa dei sodali o dei loro parenti deceduti. A volte i componenti del sodalizio si muovevano col treno e cedevano lo stupefacente agli acquirenti in attesa nei pressi degli scali ferroviari; il tutto grazie all’apporto di complici che, a ogni fermata, segnalavano l’eventuale presenza di forze di Polizia. L’organizzazione gestiva anche vere e proprie piazze di spaccio non distanti da scuole e luoghi d’incontro giovanili.