Il Garante Anastasia: “Quattro morti in 10 giorni, tragedia continua nel 2025. A quando le misure del governo per superare emergenza?”.
Paola – Stanno vivendo un incubo il personale che lavora nel carcere calabrese e i detenuti che in esso sono ristretti. Due morti in poche ore. Prima si è impiccato un detenuto del Reparto isolamento, poi si è tolto la vita un impiegato nella Caserma, spiega turbato Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Due tragedie immani, perché tali sono, che devono fare seriamente riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale tutto del carcere, amministrativo e di Polizia Penitenziaria”, commenta Capece.
“Questi drammatici eventi, oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente i nostri Agenti che devono intervenire”, prosegue. “Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati da soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Il suicidio rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l’alta presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti estremi”.
“Moralmente devastante”, commenta ancora Capece, il suicidio dell’assistente amministrativo. Su entrambe le morti, sono in corso accertamenti ed approfondimenti per comprendere le ragioni degli insani gesti. “Se il 2024 è stato l’annus horribilis delle morti e dei suicidi in carcere, questo è iniziato peggio. Il ragazzo che si è suicidato a Regina Coeli è già il quarto in Italia, in meno di dieci giorni, senza contare l’operatore penitenziario che si è tolto la vita nel carcere di Paola”, afferma il Garante delle persone sottoposte a misure
restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa. “Quando si prenderanno i provvedimenti necessari e urgenti per ridurre la popolazione detenuta e consentire al personale di polizia, educativo e sanitario di farsi carico degli autori di reati più gravi e con lunghe pene da scontare?”, si chiede.
“Non è mai facile individuare il rischio suicidario – prosegue Anastasìa -, ma se gli operatori devono far fronte al doppio delle presenze in carcere, come è a Regina Coeli, con la metà del personale in organico, l’impresa diventa impossibile. Aprendo la Porta Santa a Rebibbia, Papa Francesco ha esortato i detenuti ad aggrapparsi alla speranza, ma nella speranza di un’alternativa a queste carceri sovraffollate e degradanti dobbiamo crederci anche noi e soprattutto chi ha responsabilità politiche e di governo, prendendo decisioni conseguenti.”. In Italia al 31 dicembre i detenuti sono 61.861 con un tasso di affollamento sui posti effettivamente disponibili pari al 132,5%. Più critica la situazione nel Lazio con 6.665 detenuti presenti nei quattordici istituti penitenziari della regione e un tasso di affollamento del 146% sui posti effettivamente
disponibili.