Dossieraggio: Cantone, “numeri mostruosi e inquietanti, 10mila accessi e altri spioni”

Presi oltre 33mila file. Riflettori puntati sui fondi della Lega su cui verranno fatti approfondimenti e timori di contatti con 007 stranieri.

Roma – Numeri di una mole “mostruosa” ed “inquietante”: una sorta di “verminaio”. In commissione parlamentare Antimafia il procuratore Raffaele Cantone svela la portata di un’indagine ben più ampia del dossieraggio sotto la lente della Procura di Perugia. Più ampia perché ci sono altri accessi abusivi alle banche dati sono avvenuti nonostante l’inchiesta, con nuovi spioni che alimentano il mercato delle ‘Segnalazioni di operazioni sospette’.

Una questione che va oltre l’indagine aperta sul finanziere Pasquale Striano, l’uomo da cui muove il caso dei presunti dossieraggi, che in quasi quattro anni all’interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 ‘Sos’, digitando il nominativo di 1.531 persone: considerato il resto delle consultazioni alle altre banche dati, si arriva ad oltre diecimila accessi, ma il “numero è destinato a crescere ulteriormente in modo significativo”. I download sono persino il triplo: il finanziere ha scaricato 33.528 file dai sistemi della direzione nazionale Antimafia, per la quale prestava servizio.

E con queste cifre Cantone ammette i suoi timori: “che fine hanno fatto gli atti prelevati? Quante di queste informazioni possono essere utili anche ai servizi segreti stranieri?”. Il caso ha fatto emergere le vulnerabilità di diverse banche dati che potrebbero esporre al rischio la sicurezza nazionale. C’è una riflessione in corso – cui potrebbe concorrere anche il Copasir – per definire una revisione delle procedure di gestione ed accesso al materiale sensibile. Seppure non ci siano elementi che Striano abbia avuto rapporti con 007 di altri Paesi o soggetti all’estero, non si può escludere il rischio che la diffusione di file riservati metta a repentaglio la sicurezza dello Stato, tanto che lo stesso Cantone e il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo (audito il giorno prima in commissione) sono stati ascoltati ieri anche dal Copasir, sempre su loro richiesta.

Al di là dei rapporti del tenente con amici giornalisti che, secondo le ipotesi, avrebbero commissionato le ricerche (Striano potrebbe aver cancellato nel cellulare tanti elementi, tra cui almeno una chat con uno di loro), i riflettori sono ora accesi sull’eventuale rete del militare, indagato assieme al sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati. “Sappiamo che Striano operava in pool, il coordinatore era lui. Ci sono stati altri accessi alle ‘Sos’ durante questa fase e continuiamo ad averne di abusivi ad altre banche dati – spiega il procuratore di Perugia -. C’è un sospetto forte, ma non c’è ancora la prova del mandante”.

Il titolare dell’inchiesta è convinto che “il mercato delle ‘Sos’ non si è affatto fermato” e per questo è stato aperto un altro filone di indagine che potrebbe ancora allargare il dossier gate, già trasmesso ai pm di Roma. “Abbiamo una prova clamorosa – rivela Cantone – . Durante la prima fuga di notizie è uscito un riferimento ad una ‘Sos’ riguardo a un imprenditore che avrebbe avuto a che fare col ministro della Difesa, quella segnalazione non era stata vista da Striano. C’era qualcuno che continuava a vendere sotto banco le Segnalazioni di operazioni sospette”.

Giovanni Melillo

Del resto non avrebbe potuto essere il tenente indagato, che intanto è stato trasferito altrove ad un incarico non operativo. “Sono rimasto stupito dal fatto che durante quella fase così intensa di attenzione ci sia stato un altro accesso abusivo che certamente non ha fatto il finanziere, il che significa che il meccanismo non è stato messo in sicurezza”. E una seconda fuga di notizie in questa inchiesta ha inoltre “danneggiato l’indagine”. Restano tutti quegli impulsi di indagine partiti in maniera opaca da Striano: “lui ha presentato una sorta di diario di tutte le pratiche aperte e ne abbiamo acquisito anche altre, tra cui quella sui fondi della Lega, che è uno degli oggetti di futuro approfondimento”, specifica il procuratore.

Che siano definibili come atti di dossieraggio o meno, secondo Cantone non spetta a lui dirlo perché “la funzione del pm è individuare l’esistenza dei reati, non occuparsi dei fenomeni”, ma “quella effettuata da Striano è certamente una ricerca spasmodica di informazioni”. Ma non ci sono solo le ipotesi investigative sul banco della commissione. C’è l’esigenza del procuratore “di ripristinare la verità sui fatti che sono stati detti in questa fase e per intervenire a tutela di un’istituzione sacra come la procura nazionale antimafia”.

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