Blitz dei carabinieri: sequestrate case d’appuntamento e liberata una vittima, denunciati i responsabili del sistema schiavista.
Trieste – I carabinieri hanno dato esecuzione alle perquisizioni locali e personali disposte dall’autorità giudiziaria nei confronti di due cittadini cinesi: al termine delle attività, è stato quindi tratto in arresto un uomo (classe ’70) e denunciata a piede libero una donna (classe ’70).
Tali misure sono scaturite all’esito di una delicata indagine sviluppata dalla sezione operativa relativa allo sfruttamento della prostituzione di donne di nazionalità cinese, e condotta a partire dall’inizio di questo autunno. Continua l’attività di repressione dell’odioso fenomeno dello sfruttamento della prostituzione cui sono sottoposte donne di nazionalità cinese, da parte della Sezione Operativa in continuità alla precedente attività investigativa.
La prima fase dell’inchiesta, conclusasi durante la scorsa estate, si era concentrata su due centri massaggi in v. Flavia e Via San Francesco, dove i carabinieri avevano raccolto prove schiaccianti documentando l’attività illecita. L’operazione aveva portato al sequestro preventivo dei locali usati per far prostituire le donne, di cellulari e di denaro contante ritenuto proventi dell’illecite attività.
Le indagini di polizia giudiziaria, svolte sotto l’attenta direzione del Pm Federico Frezza, hanno permesso di identificare gli odierni indagati, e dimostrare che predetti affittavano gli immobili dove poter far svolgere gli incontri sessuali, controllavano la donna sfruttata nell’attività di meretricio, pubblicavano su internet annunci prodromici agli appuntamenti “hot”, gestivano le telefonate e gli incontri oltre al flusso di denaro in entrata. Il procedimento ha ad oggetto la gestione totalizzante e al limite dello schiavismo, da parte degli indagati, di parecchie donne che si alternavano più o meno ogni mese nell’attività di prostituzione “indoor”.
Al centro dell’inchiesta della Procura di Trieste vi è, quindi, lo sfruttamento sessuale di donne cinesi, attirate in Italia da connazionali con la promessa di un lavoro sicuro e successivamente intrappolate in case d’appuntamenti, dove erano spesso costrette a vivere in condizioni precarie, private di ogni libertà personale. A queste ragazze, attratte almeno inizialmente dalla prospettiva di avere una casa, cibo, comodità ed una certa sicurezza, veniva chiesto di vendere il proprio corpo ad una serie infinita di clienti.
Nel corso delle investigazioni condotte dai militari dell’Arma, non sono mai stati registrati episodi di violenza brutale ed eclatante, né vi è mai stata alcuna ribellione da parte delle donne, ma vi era comunque alla base un grave sfruttamento delle stesse, alle quali venivano imposti turni di ’lavoro’ pesantissimi (senza mai uscire nemmeno per i pasti), e con corresponsione di compensi irrisori.
Quando è scattato il blitz dei militari dell’Arma, nel dare esecuzione alle perquisizioni delegate dall’A.G. nelle abitazioni dei soggetti indagati, si è poi proseguito nella cosiddetta “casa d’appuntamento”, provvedendo quindi ad eseguire il sequestro preventivo dell’immobile in cui si verificava la prostituzione. Durante questa attività è stata anche identificata e liberata una donna di nazionalità cinese: grazie ai collaboratori del progetto di accoglienza Stella Polare, realizzato nell’ambito della rete regionale ‘il FVG in rete contro la tratta’, la ragazza è stata accompagnata in località protetta e le è stato offerto di aderire ad un programma di protezione sociale.