Il parroco del Parco Verde in audizione parla dei drammi del quartiere e del rapporto con la premier Meloni “Grido disperato”.
Roma – “Da un anno a questa parte la più grande piazza di spaccio non funziona. Capite subito quante
persone mi vogliono bene…”: Lo ha detto don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, nel corso dell’audizione in Commissione Antimafia. Don Patriciello ricorda come negli anni passati il Parco Verde sia diventato una “propaggine di Scampia, ho detto che si sono spostati droga, droghieri e drogati con una grande differenza e cioè che Scampia è molto ampia, il Parco Verde è piccolo”.
Sotto scorta per gravi minacce, Patriciello è attualmente considerato una delle personalità campane più vicine alla premier Giorgia Meloni con la quale ha un contatto diretto. Il sacerdote parla del rapporto con il presidente del Consiglio: “Il messaggio inviato il 25 agosto al presidente del consiglio Meloni è stato un grido disperato”. Don Patriciello ha poi letto il messaggio inviato alla premier dopo lo stupro avvenuto nel centro ‘Delfina’ nell’agosto del 2023. “Giorgia – ha scritto don Patriciello – ho il cuore lacerato, sono tutti ragazzini. Vittime e carnefici. Vieni, facci sentire italiani, europei. Vieni a vedere come sopravvivono i dannati di questo quartiere”.
Dopo un secondo messaggio, ha raccontato padre Maurizio, il 31 agosto è arrivata una prima risposta e dopo 8 giorni esponenti del governo. “Oggi c’è un gioiellino che è il centro sportivo”. Don Patricello ha poi detto ancora: “Penso che in questi giorni possa accadere qualcosa di doloroso. Bisogna stare attenti a dire le parole. Voglio illudermi di vivere in uno Stato democratico e civile, abbiamo chiesto aiuto”. “Non vi dico quanti parlamentari di tutti i colori davanti al mio altare si sono seduti – ha detto – Conte, Ruotolo, la Carfagna, Renzi perché chiedevamo aiuto”. Don Patriciello ha anche ricordato tutti i bimbi morti per malattie legate all’emergenza rifiuti, “abbiamo dovuto provvedere anche ai loro funerali”. “Siamo stati ascoltati e illusi in questi anni”, ha aggiunto.
“State parlando con una persona che sta in croce”, ha detto il parroco di Caivano ripercorrendo passo dopo passo, le fasi vissute dal Parco Verde: dalla costruzione di quelle strade, alla trasformazione di quell’area in una delle più grandi piazze di spaccio, per passare attraverso il degrado e gli abusi su bimbi e ragazzine. Ha chiamato in causa le passerelle dei politici di questi anni e poi la richiesta di aiuto rivolta da “un disperato” e accolta dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. L’inizio della trasformazione del quartiere fino ad arrivare agli sgomberi di qualche giorno fa. “Grazie a Dio abbiamo il prefetto Michele Di Bari che è arrivato a ‘Parco Verde’ e ha aperto un dialogo con gli abitanti. Ora hanno valutato di mettere fuori 36 famiglie, è
bastata questa cosa per farmi mettere in croce”, ha aggiunto.
“La Chiesa dopo quegli sgomberi è stata presidiata, oltre 1000 agenti delle forze dell’ordine; a me, che già sto sotto scorta, hanno consigliato di fare molta attenzione e mi hanno dato la nomea di aver chiuso la chiesa a chi moriva di freddo – ha detto – tra queste 36 famiglie che hanno dovuto lasciare la casa c’è chi ha sbagliato e anche chi si stava riprendendo”. “Sono arrivati come avvoltoi destra e sinistra – ha aggiunto – e c’è chi ha ritratto donne sotto coperte con il simbolo della falce e martello. E’ stato un errore gravissimo, ne hanno fatto un problema di parte. I fratelli che hanno messo la bandiera rossa hanno fatto un errore strategico immenso”.
Al Parco verde di Caivano “la gente ha paura degli assistenti sociali, ha paura che gli tolgono i figli”. E, allora, “andiamogli incontro”, ha detto il parroco della parrocchia San Paolo Apostolo al Parco Verde sottolineando la necessità di intervenire sulle famiglie, bilanciando però una serie di situazioni. “Con chi delinque bisogna essere spietatamente severi, le leggi vanno rispettate – ha subito precisato don Patriciello -. I buonisti non mi piacciono”. Contemporaneamente bisogna però intervenire con umanità nei “confronti di chi è costretto
a delinquere”, una fetta di persone che “ci portiamo sulla coscienza” per non essere stati in grado di aiutarli.
“Quante persone possiamo salvare ancora?”, ha chiesto. Solo in ultima istanza don Patriciello ha sottolineato che si deve valutare di togliere i figli ai mafiosi perché altrimenti “questa serpe che si morde la coda non avrà mai fine”. “Ma questa strada – ha precisato – la vedrei come ultima possibilità. Se prima non abbiamo fatto tutto, togliere direttamente i figli ai mafiosi sarebbe per noi un lavarci il viso e per loro un arrabbiarsi ancora di più”.