A Parma l’11 giugno il Don Chisciotte attraverso il linguaggio del teatro di strada

Appuntamento al Teatro al Parco per una produzione firmata Teatro dei Venti. Un vero e proprio viaggio teatrale all’aperto, tra natura, suggestione e poesia.

Parma – Il prossimo 11 giugno 2025 alle ore 18.30 fa tappa al Teatro al Parco di Parma lo spettacolo itinerante Don Chisciotte, produzione firmata dal Teatro dei Venti, con la co-produzione di Solares Fondazione delle Arti Teatro delle Briciole. Un evento atteso e imperdibile che porta sulla scena una rilettura visionaria e contemporanea del capolavoro di Cervantes, attraverso il linguaggio evocativo del teatro di strada, la forza della parola poetica e l’energia del lavoro corale.

Dopo aver affascinato piazze e città in tutta Italia e in Europa, Don Chisciotte – Spettacolo Itinerante arriva a Parma per un’unica data a ingresso gratuito, senza prenotazione, in un percorso che si snoderà a partire dall’ingresso del Teatro al Parco dalle ore 18:30 e proseguirà in un percorso a tappe all’interno del Parco Ducale, accompagnando il pubblico in un vero e proprio viaggio teatrale all’aperto, tra natura, suggestione e poesia.

Lo spettacolo, per la regia di Stefano Tè, intreccia trampoli, musica dal vivo, macchine teatrali e testi poetici in un’esperienza coinvolgente, in cui il pubblico cammina al fianco dei protagonisti. Un Don Chisciotte corale, politico, profondamente umano, che invita a riscoprire il coraggio dell’azione collettiva e il valore della fragilità come forza trasformativa.

La rilettura del celebre cavaliere errante proposta dal Teatro dei Venti diventa occasione per riflettere sul presente: non rassegnarsi, non abituarsi al male, guardare con ostinazione al futuro, recuperando la potenza dell’immaginazione e il desiderio di giustizia. In scena una compagnia di attori, musicisti e macchine teatrali dà vita a una narrazione corale e potente, in cui lo stupore si mescola al pensiero critico, e il racconto epico diventa esperienza collettiva.

“È con grande emozione che approdiamo con Don Chisciotte per la prima volta a Parma – spiega Stefano Tè, regista dello spettacolo e direttore artistico del Teatro dei Venti – ospiti di chi ha creduto in questo progetto con una importante co-produzione, Solares Fondazione delle Arti Teatro delle Briciole. Siamo grati per la fiducia e per la scelta di entrare con noi in questa impresa creativa, perché sappiamo che di questi tempi è difficile assumersi il rischio di investire in nuovi progetti. Questo spettacolo non è solo un racconto, ma è un viaggio, un attraversamento urbano che porta il teatro tra le persone. È l’eterna ricerca di un senso, di un orizzonte, di una dignità in un mondo che sembra spesso averle smarrite. Il Don Chisciotte del Teatro dei Venti nasce dall’accostamento del romanzo di Cervantes con il linguaggio del teatro di strada, i trampoli, la musica dal vivo, le sorprendenti macchine sceniche, tutti elementi che fanno parte del nostro bagaglio creativo. Ma con questo spettacolo abbiamo voluto abbracciare la sfida di portare in strada la parola poetica, grazie alla scrittura di Azzurra D’Agostino. Una parola originaria, che rappresenta benissimo il sogno utopico che questo spettacolo vuole testimoniare. E con la parola ci interroghiamo sulla possibilità che l’arte e l’azione collettiva possano portare una trasformazione.

Lo spettacolo condensa le centinaia di pagine del romanzo di Cervantes in alcuni quadri, in scene d’impatto che hanno una relazione drammaturgica chiara. Ad esempio non poteva mancare la scena dei mulini a vento, emblema della trasformazione del sogno e della lotta che sembra impossibile. Oltre Don Chisciotte, sulla scena prende molto spazio Sancho, che nella nostra lettura si riscatta, perché comprende davvero cos’è il sogno, diventando un vero e proprio testimone attivo. Questa è un’altra tappa della nostra ricerca artistica negli spazi urbani, ma non solo, porta fuori la nostra attitudine ad abitare mondi fragili, il carcere, le periferie esistenziali. Non è un caso che la figura di Don Chisciotte, così ostinatamente fedele ai suoi ideali, risuoni potente proprio in quei contesti. È un invito a non smettere di guardare oltre il visibile, a non rinunciare alla poesia anche quando tutto intorno sembra trionfare la rassegnazione, il silenzio.”

“Con la produzione del Don Chisciotte del Teatro dei Venti, la Fondazione Solares delle Arti Teatro delle Briciole conferma la propria vocazione a sostenere forme di teatro che sappiano rinnovare il dialogo con gli spettatori – spiega Alessandro Gallo, direttore artistico del Teatro delle Briciole – portando l’arte fuori dai confini tradizionali della scena. Abbiamo scelto di produrre questo lavoro perché crediamo profondamente nella forza poetica e politica del teatro di strada: uno spazio di incontro autentico, dove l’arte si fa prossimità, accesso, occasione collettiva. In un tempo in cui il senso di comunità appare spesso fragile, riportare il teatro nei luoghi aperti – piazze, cortili, periferie – significa restituirgli la sua funzione originaria: quella di farsi specchio del reale e, insieme, strumento di trasformazione. Il Don Chisciotte del Teatro dei Venti incarna perfettamente questa visione. È un progetto potente, visionario, che intreccia teatro fisico, musica, immagini e impegno civile. Un’opera che parla al presente con la forza di un classico rivisitato, capace di toccare ogni generazione. Come Fondazione, riteniamo che il sostegno a produzioni di questo tipo sia non solo un atto artistico, ma anche un gesto politico e culturale: credere in un teatro che esce, che attraversa, che si fa corpo vivo nelle città.”

Liberamente ispirato al romanzo di Cervantes, lo spettacolo segue le imprese di Alonso Chisciano – Don Chisciotte – cavaliere errante deciso a difendere i deboli, spinto dalla lettura ossessiva di libri cavallereschi. Al suo fianco, Sancho Panza, scudiero concreto e disincantato, attratto dalla promessa di ricchezze e potere.

La narrazione, non lineare, si sviluppa attraverso immagini, suoni e visioni pensate per lo spazio urbano e per un coinvolgimento diretto del pubblico. A scandire il viaggio, un Narratore e la sua controfigura. Ogni impresa di Don Chisciotte si rivela un fallimento, respinta da una realtà cinica e impenetrabile. Ma proprio nel fallimento si accende in Sancho una scintilla: con un ultimo toccante monologo, invita il pubblico a credere nella possibilità di cambiamento e giustizia, attraverso unione e speranza.

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